Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Donata detta Dony, 15 anni, si innamora del coetaneo Marco; nemmeno il tempo di vedersi un paio di volte che lui ha un incidente da cui esce mentalmente ridotto allo stato di eterno bambino. Dony sembra essere l'unica persona, oltre ai genitori di Marco, ad accettarlo nella sua nuova vita, e a volere continuare a frequentarlo.
La terza età artistica di Pupi Avati si consuma nel segno del piccolo schermo e purtroppo - nonostante la produzione Rai e i rilevanti nomi nel cast - va constatato che si tratta di una fase decisamente calante. Questo Il fulgore di Dony, che arriva a ben tre anni (un'eternità, per il regista bolognese) dal precedente Le nozze di Laura (2015), è un piccolo film televisivo di neppure cento minuti di durata con al centro un'attrice molto giovane e di scarsa esperienza (Greta Zuccheri Montanari, la cui unica parte degna di nota era stata quasi un decennio prima, nel 2009, per L'uomo che verrà di Giorgio Diritti) e una storia strappalacrime senza tanti argomenti di riflessione messa al centro del progetto. L'obiettivo del film pare emozionare e basta, al di là dei riflessi logici della trama e dei ragionamenti che sarebbero potuti scaturire da essa; ma la sceneggiatura di Pupi e Tommaso (suo figlio) Avati davvero non si spinge oltre al lacrimevole nei contenuti, così come il film non va al di là dello spot televisivo sul piano della forma. Peccato davvero, anche per le presenze, fra gli altri, di Andrea Roncato, Ambra, Alessandro Haber, Lunetta Savino e Giulio Scarpati; Saul Nanni riveste invece il ruolo di Marco. In definitiva la resa scenica (per la recitazione spesso approssimativa, per le luci altissime, per l'abuso di interni e dialoghi, etc.) rende fasullo e quindi annulla qualsiasi potenziale della storia. 2/10.
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