Regia di Alessandro Siani vedi scheda film
Commedia molto modesta.
Martino, alias Alessandro Siani è un giovane pigro, sfaccendato e un po’ depresso, vive in Svizzera presso la sorella nubile, Caterina che di fatto lo mantiene, con lo stipendio di collaboratrice domestica, che gli paga una sorta di guru della felicità, specializzato nell’incentivare le persone a pensare e ad agire positivo, tramite curiosi esercizi di meditazione e di autostima, tale Guglielmo Gioia, l’immarcescibile Diego Abbatantuono. A causa di un incidente d’auto, Caterina, si ritrova costretta all'immobilità e bisognosa di costose cure, Martino deve fare di necessità virtù, cosi ne prende il posto, in qualità di uomo delle pulizie, presso il famoso “mental coach”. Approfittando di una lunga assenza di Gioia, Martino fiutando la possibilità di arrotondare sensibilmente le sue magre entrate, comincia a rispondere alle chiamate di lavoro del prestigioso Doctor, spacciandosi per Mister Felicità. La sua prima volta, paradossalmente funziona, cosi il nostro prosegue “le sue visite”. La sua seconda "cliente", è la celebre campionessa di pattinaggio Arianna Croft alias Elena Cucci, la quale dopo una brutta caduta sulla pista di ghiaccio, che l’ha resa ridicola agli occhi dell’opinione pubblica e del web, dove la clip della sua rocambolesca “défaillance” ha avuto migliaia di visualizzazioni, ha perso fiducia in se stessa e non ha più voglia di rimettersi i pattini ai piedi. Però i campionati europei sono imminenti e Martino, alias Mister Felicità, spinto dall’arcigna madre dell’atleta e dal suo non disinteressato manager, tra malintesi e inattese rivelazioni, deve restituire alla Croft la grinta perduta e la voglia di tornare ad esibirsi e a competere. Inevitabilmente pur se caratterialmente agli antipodi, finiranno con l’innamorarsi. Siani alla sua terza regia, mantiene in essere la consueta formula fiaba-romantica, con fiammate di comicità nonsense, però non riesce mai a raggiungere la compattezza di una commedia solida. Il film è debole e sfilacciato, dentro una storiellina evanescente, sono contenuti tanti scheck del tipo “slapstick”,a cominciare dal plastico balletto eseguito attorno ai rubinetti fotosensibili dell'autogrill, poi con la scena della sparatoria pirotecnica, di “noci” lanciate da un ventilatore contro gli immancabili snob, che fanno da contraltare alla semplicità disarmante del protagonista, che ripete all’infinito la parte dell’incolto ingenuo ma spontaneo e proseguendo con la parodia di un gruppo di “criminali”, sui generis, ridotta ad un consesso di dementi, che sproloquiano tautologie in un vuoto pneumatico di concetti. Tutto già visto, soprattutto negli spettacoli a teatro, dove Siani è nato come cabarettista, le sue gag erano esilaranti, all’epoca, ma ormai mostrano la corda. Il nostro, anche se dotato di una spontanea simpatia e potenzialmente di buone qualità artistiche, non rinnova il suo repertorio e non propone niente di nuovo, nemmeno la copresenza di attori di qualità del calibro di Abbatantuono o Signoris, riescono a far decollare un film che resta impantanato nella solita caotica ressa di napoletanità a buon mercato. Si constata ancora una volta, il maldestro tentativo di emulare il grande Massimo Troisi, ma Alessandro Siani, per quanto dotato di una gestualità espressiva e di una mimica vivace, resta lontano anni luce, da un artista che era riuscito genialmente a cogliere l’essenza più intima della autentica napoletanità, esprimendola nel modo più sincero ed efficace.
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