Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film
L'intuizione che cambia la vita, nel bene apparentemente, di un brillante studente succube di ingiustizie e raccomandazioni che lo vedono perdente a vantaggio di chi possiede il giusto aggancio. Da un fatto vero, un film scontato e schematico da cui emergono solo stereotipi mono-dimensionali.
Matteo Achilli è giovane bello ed intelligente. Quindi dovrebbe sentirsi e risultare invincibile.
Peccato che la sua estrazione popolare lo metta in secondo piano nelle qualificazioni ai campionati europei di nuoto, surclassato dal suo rivale coetaneo ricco e con padre primario finanziatore della squadra romana.
Aggiudicatosi l'ingresso in Bocconi a Milano, il ragazzo vi accede di malavoglia temendo di incrinare il bel rapporto con la sua bella fidanzata romana.
Poco prima di trasferirsi il ragazzo viene illuminato da una intuizione che lo fa pensare alla creazione di un social che aiuti tutti coloro che accedono al mondo del lavoro, inserendoli in una casistica a graduatoria che privilegia i titoli e le specializzazioni di ognuno, salvaguardando in tal modo la meritocrazia e osteggiato l'odioso ricorso alla raccomandazione.
Sarà un successo, ma anche un fuoco di paglia in cui Matteo scoprirà il lato più primitivo ed arido di se stesso, riuscendo solo dopo sforzi immani ad abbandonare le cadute di stile e a rifuggire le tentazioni della sporca macchina del potere che la sua nuova posizione di manager rampante e senza scrupoli gli suggerisce e detta.
Alessandro D'altri torna dopo sette anni con il suo ottavo film da regista, e torna a parlarci, come gia' accaduto in passato, di fatti e tendenze e fenomenologie del vivere oggi in una società in cui sopravvive chi si distingue - con metodi più o meno leciti o morali - sulla massa riuscendo ad emergere sui rivali.
Ma la parabola dell'ascesa irresistibile di una mente brillante soggiogata dalle tentazioni irresistibili del potere e del dio denaro, pur diretta con dinamismo e competenza dal regista, soffre di una sceneggiatura debole, convenzonale e risaputa che percorre una curva ellitica di crescita e rovinosa caduta dagli effetti scontati e prevedibili, attorno a figure totalmente stereotipate di una gioventù completamente perduta nell'illusione di una vita bella e facile di guadagni rubati al prossimo con la furbizia e la malizia di chi ha eliminato ogni remora o scrupolo.
Non aiuta affatto a far salire le quotazioni di un prodotto scontato e superficiale, un finale grossolano e consolatorio alla "cornetto cuore di panna" ove, come nelle favole, tutti i buoni osteggiati dal cattivo malcostume dilagante, finiscono per vivere felici e contenti.
Peccato soprattutto per D'Alatri, regista certo discontinuo, ma autore di almeno un grande film nei '90 come Senza pelle, che al momento, nel ragfronto impari e scoraggiante, sembra davvero un miraggio lontano ed irraggiungibile rispetto alla sciatteria semplicistica dell'oggi.
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