Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Indecentemente riposto nella soffitta dei belli ma non troppo, To Die For è con tutta probabilità l'amalgama più indovinato nell'immaginaria trilogia del tempo di Van Sant; iniziata nel 1989 con uno splendido Drugstore Cowboy, dal quale preleva il volto del sempre sfortunato Dillon, terminata con Elephant del 2003 (ma ambientato chiaramente nel pandemonio 1999), la sequenza ipotetica trova il suo baricentro in questa Black Comedy - anzi, LA Black Comedy- incastonata a metà dei pantagruelici '90. E' proprio la collocazione temporale a caratterizzarne la forma. A cominciare dall'ipersaturazione cromatica, passando per la spiazzante, totalmente inedita commistione sonora tra il tema fiabesco di Danny Elfman e il Crust Punk / Death Metal. Il coloratissimo surreale è il tema ripreso da vecchie glorie quali La Guerra dei Roses, appartenente allo stesso sottogenere.
Lo stile mockumentary, che troverà la sua ultima collocazione commerciale quattro anni più tardi con la Strega di Blair, è solo uno tra gli stili scelti per ricostruire la squallida vicenda. Nicole Kidman ha appena svoltato la boa all'apice della bellezza e da un qualcosa in più,ci mette del suo e si diverte quanto lo spettatore. La sua Suzanne Stone pone sullo stesso piano, senza pietà, l'ossessione americana per i quindici minuti di fama con il disturbo narcisistico di personalità.
Comprimari volutamente irritanti, un finale che, senza convincere fino in fondo, regala un sorriso di dubbia provenienza. Comparsata di Cronenberg risolutiva. Vale la pena procacciarsi l'introvabile colonna sonora completa, prima di incensarne di più recenti e meno ardite.
La definizione più esatta di magia, un'alchimia irripetibile con una collocazione ben precisa nel flusso temporale: si rigenera e si rinnova ad ogni ciclo, ed ogni ciclo ha la sua piccola magia. Questi erano gli anni novanta, alla prossima.
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