Regia di Richard C. Sarafian vedi scheda film
Sul labile confine tra realtà e delirio si muove un protagonista solo e confuso, destinato allo smarrimento della propria personalità ...
Tim (David Hemmings) è uno scrittore inglese che attraversa l'Italia, facendo tappa da una zia che lo ospita amorevolmente e che non lesina complimenti per l'ultimo libro scritto dal giovane autore. Durante una visita a Pompei l'anziana signora viene però rinvenuta cadavere, vittima -sembrerebbe- di un omicidio. Da questo momento in poi strani avvenimenti, personaggi, luoghi e situazioni si accavallano nei ricordi di Tim: talvolta intrecciandosi con fatti immaginari, talaltra con frammenti di realtà forse vissuta, forse solo sognata...
È vero che la presenza di Hemmings, estremamente adatto al ruolo, nobilita l'esito di un film particolarmente "letterario" (ispirato ad un romanzo di John Bingham) ma non è da sottovalutare nemmeno l'effetto provocato dalla suadente colonna sonora: due elementi, che sostengono un prodotto altrimenti destinato alla deriva più totale. Principalmente i difetti sono ascrivibili alla incertezza di genere nella quale agisce e si muove, per tutta la durata della pellicola, il trasognato protagonista: non siamo in un thriller, né in un horror e, tantomeno, il clima è giallo. Un po' tutte e tre le cose, ma a gradazione davvero minima. Certo, il viso di Hemmings, nel procedere del racconto (ad andamento ondivago quando non a spirale) via via assume sfumature sempre più profonde, come di chi -senza rendersene conto- lentamente scende, sprofonda, viene risucchiato dal terribile stato della follia. E allora, sotto questo aspetto, puramente e duramente drammatico, la paura si ricompone, i fram(e)menti si incastrano millimetricamente per andare a (ri)configurare un quadro di allarmante desolazione: quello della memoria che ci abbandona, ci tradisce, se ne va e ritorna ogni volta più debole, ogni volta più deformata... e in questo -spesso- il lavoro di Richard Serafian sembra anticipare il bellissimo film di Christopher Nolan (Memento).
Frammenti di paura a volte sfiora forse la noia, per il lento e barcollante incedere del racconto, ma rappresenta anche una sfida intrigante ponendo in essere tutta una serie di domande che sfiorano la fisica quantistica e la concezione stessa del mondo: la realtà che percepiamo non è forse dentro di noi? Non siamo noi che ne definiamo i contorni, i limiti e il perimetro? Quello che ci accade è posto davanti ai nostri occhi, oppure dietro... elaborato dall'incessante lavoro (per fortuna ancora tutto da decifrare) effettuato dai gangli e dalle sinapsi del/nel nostro cervello?
Lavoro ripescato dall'oblio grazie alla Sinister film, che lo propone inappropriatamente nel ciclo horror d'essai ma in una ottima versione video (1.85:1) e con pulitissima traccia italiana. Peccato solo che, nel nuovo corso della casa, siano scomparse le presentazioni di Cozzi, che costituivano comunque un (unico) extra di certo interesse...
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