Regia di Colin Higgins vedi scheda film
Allora fu una perfetta esaltazione dell’impegno di Jane Fonda, la diva più radical possibile che riusciva ad unire l’esigenza commerciale alla necessità sociopolitica, e a suo modo è una sorprendente quanto efficace parabola femminista semplice che pone come postulati l’arrivismo maschile e la sottomissione femminile nel mondo del lavoro.
Commedia molto spumeggiante che arriva all’obiettivo senza difficoltà grazie ad un intreccio ben congegnato, recupera certi toni brillanti tipici del genere negli anni sessanta e non rinuncia anche a gags più fulminee (il furto del morto all’ospedale) e a meccanismi quasi machiavellici (il sequestro del boss è fin troppo ingegnoso). La rivolta delle tre signore ha anche elementi caratteristici della contestazione giovanile (lo spinello, che è comunque il termine politicamente corretto per dire canna, ben più credibile), ma di fondo l’intento è più personalistico che sindacalista, per quanto poi le protagoniste mettano in atto una vera e propria rivoluzione sul posto di lavoro (scrivanie personalizzate, orari variabili, asili nidi, equiparazione degli stipendi…).
Manicheo? Forse sì. I maschi tratteggiati o sono arroganti o sono porci o sono infedeli (si salva, per certi versi, sono il fantozziano presidentedelconsigliodiamministrazione di Sterling Hayden), ma è tutto funzionale, nonostante il personaggio di Dabney Coleman sia veramente insopportabile per boria e squallore umano. E il film funziona grazie al trio delle protagoniste: Jane Fonda si diverte platealmente e non si spreca più di tanto, Dolly Parton è una bella sorpresa (la canzone d’apertura è sua e si guadagnò la nomination all’Oscar), ma Lily Tomlin è assolutamente mitica (c’è pure Elizabeth Wilson come spia aziendale: applausi anche a lei).
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