Regia di Colin Higgins vedi scheda film
Lanciato come l’ennesimo prodotto della battaglia femminista di Jane Fonda, “Dalle 9 alle 5” va preso per quello che è. Una commedia frizzante, spiritosa ed allegra che parte da premesse realistiche e quotidiane (emblematica la frase con cui Lily Tomlin accoglie in azienda la neo arrivata e fresca separata Jane Fonda, presentandole l’ampio ufficio in cui lavorerà con una miriade di segretarie sedute alla propria scrivania, una accanto all’altra, attivamente e meccanicamente impegnate nel lavoro: “Ci farai presto la mano. E allora sì che starai male!”) per poi approdare ad una divertente e goliardica farsa dai toni quasi surreali. Il risultato è assai gradevole più per merito di uno script esilarante e scoppiettante con evidenti rimandi alla slapstick comedy degli anni trenta e quaranta, firmato dal regista Colin Higgins (già sceneggiatore del bel “Harold & Maude” di Hal Ashby e del simpatico “Wagon Lits con omicidi” con Gene Wilder) e dall’altmaniana Patricia Resnick (per il grande Bob ha scritto “Tre donne”, “Un matrimonio” e “Quintet”) che per la scolastica regia di Higgins che garantisce almeno un ritmo pimpante e vivace alla storia. Il resto poi lo fanno le tre superbe protagoniste: la star è Jane Fonda che, però, lascia con intelligenza ampio spazio alla formidabile Lily Tomlin, vera manager dell’azienda, costretta però, suo malgrado, a vedersi scippare tutte le sue brillanti idee dall’ignorante capo (avrà modo di rifarsi durante la forzata assenza del boss rivoluzionando le regole dell’ufficio con l’abolizione dell’obbligo di timbrare i cartellini, la previsione del part time, di nuovi salari e di orari flessibili, l’organizzazione di un asilo nido in azienda, ottenendo in cambio un considerevole aumento della produttività e della qualità del lavoro oltre che l’entusiasmo del presidente che in realtà crede che sia tutta farina del sacco del capo ufficio) e alla debuttante e dirompente cantante country Dolly Parton, segretaria appariscente e formosa, impagabile quando, inferocita dal fatto che il boss mister Hart abbia diffuso la voce che è la sua amante, lo minaccia di trasformarlo con la sua pistola “da galletto in cappone in un sol colpo”. Ottimo comunque anche l’apporto di Dabney Coleman, volgare, maschilista, cialtrone ed arrogante capo ufficio che tratta le sue impiegate come stracci e si prende meriti che non ha e dell’impareggiabile Elizabeth Wilson nei panni di Roz, la segretaria di fiducia di mister Hart per il quale ha una vera e propria adorazione tanto da sorbirsi inutili corsi di lingua francese e tedesca all’estero pur di compiacerlo e pronta a riferirgli tutte le informazioni ed i commenti sarcastici che le colleghe si scambiano su di lui in bagno e che lei ascolta di nascosto appuntandoseli con estrema precisione sul block notes (l’attrice era la madre di Dustin Hoffman ne “Il laureato”). Diversi i momenti divertenti: dalla serata con alcool e spinelli delle tre protagoniste con tanto di confessioni/sogni per eliminare Hart – Jane Fonda immagina di dargli la caccia per i corridoi dell’ufficio con un fucile a canne mozze, Dolly Parton di acchiapparlo con un lazzo come una moderna cowgirl per poi cuocerlo come uno spiedo, Lily Tomlin di avvelenarlo vestita da Biancaneve con tanto di animaletti a farle compagnia, al rocambolesco viaggio in auto delle tre donne con nascosto nel baule un cadavere rubato dall’ospedale nella convinzione che sia quello del signor Hart che Lily Tomlin crede di avere inavvertitamente ucciso con veleno per topi messo nel suo caffé, determinate ad occultarlo per non essere incolpate del suo omicidio dal momento che anche “Jimmy Hoffa non l’hanno mai trovato”; dal capo ufficio sequestrato in casa ed appeso al soffitto grazie ad uno strano marchingegno telecomandato ogni volta che tenta di fare il furbo al finale assai indovinato (una promozione tutt’altro che gradita dal signor Hart con tanto di trasferimento in Brasile). Certo l’intelligenza maschile nel film esce incredibilmente ridicolizzata e sbeffeggiata ma i toni sono così simpatici, scherzosi, innocui e sorridenti che è impossibile non stare al gioco. Titoli di testa da (s)ballo grazie anche alla trascinante canzone di Dolly Parton, candidata all’Oscar. Piccola partecipazione per Sterling Hayden nel ruolo del presidente dell’azienda, ruolo per cui la produzione aveva pensato anche a Charlton Heston e Gregory Peck. Notevole successo di pubblico tanto da dare origine ad una serie televisiva vista anche in Italia e durata ben 5 stagioni.
Voto: 6/7
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