Regia di Gordon Douglas vedi scheda film
Passati gli anni Sessanta, l'ispettore Tibbs diventa un poliziotto come tanti altri. La sue rivendicazioni razziali si sono assopite: almeno apparentemente, a San Francisco, nessuno contesta l'autorità del poliziotto per il colore della sua pelle. Non siamo nel profondo sud della "Calda notte", ma nella progressista (eh? quella che ha eletto Schwarzenegger governatore?) California e l'unico aspetto in comune con il film di Jewison è che risulta più importante l'atmosfera che non la trama "gialla". Del resto, qui, più che nel giallo classico, come genere siamo nel noir (come tema letterario e non razziale), e se "La calda notte" si riallacciava idealmente a "Indovina chi viene a cena" (entrambi i film sono del 1967), con "Omicidio al neon" siamo dalle parti di Raymond Chandler, seppure riveduto e corretto alla luce della nuova epoca scaturita dalle proteste culminate con il 1968. Ovviamente, non siamo ai livelli del capostipite tibbsiano: mancano troppe cose, dall'atmosfera sudaticcia del Mississippi al rude Rod Steiger. Siamo, qui, di fronte a un ispettore Tibbs più intimista, diviso tra la necessità di giungere alla verità, a costo di incastrare un amico di vecchia di data - per di più un religioso, impegnato nel sociale - e i problemi che gli danno i figli: a un certo punto, Tibbs, così sicuro di sé nella vita professionale, sembra incapace di trovare il bandolo della matassa in famiglia. Un film comunque riuscito, grazie al buon professionismo che lo sostiene. A parte Poitier (doppiato, come Sean Connery, da Pino Locchi), ottimi i caratteristi, dal viscido Zerbe al solido Corey, senza dimenticare il "fantascientifico" Martin Landau. (26 novembre 2007)
L'omicidio di una prostituta, del quale è accusato un sacerdote amico dell'ispettore Tibbs, sembra in realtà coprire un losco giro di droga e usura. La verità, però, come spesso accade, è più prosaica.
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