Regia di Ken Loach vedi scheda film
Un film nell'insieme retorico, lento e noioso; per nulla commovente il canto dell'internazionale (pace Mereghetti); banale la struttura a ricordi ricostruiti dalle lettere e foto, intercalate monotonamente al racconto. Più viva l'ultima parte, relativa al "tradimento" comunista; proprio quella che Loach evidentemente condivide e sente di più, ma in cui più deforma la storia e cui affida il messaggio per lo meno discutibile del film. Anche se i fatti narrati sono storici e narrati fedelmente, sono comunque nati da una scelta unilaterale che deforma la realtà, peraltro ancora poco nota e molto discussa, della guerra di Spagna. Ma anche seguendo il suo racconto viene spontaneo opporsi alle sue tesi proprio quando le espone con più convinta enfasi: in un mondo ormai stanco di violenze e di guerre, conclude con la lode della guerra, come il segno delle dita a vittoria dei terroristi sconfitti, nella citazione, fatta dalla nipote, di una poesia che loda il sacrificio di chi muore combattendo; così come si commuove e avvince, ma senza convincere, nelle ostinazioni degli anarchici che rifiutano di schierarsi con i comunisti e con il governo e di rientrare nei ranghi. Loach si guarda bene dal dirlo, ma dallo stesso suo racconto si può indovinare che se avessero vinto gli anarchici non ci sarebbero state meno vendette e violenze e soprusi di quanti ce ne sono stati da parte dei fascisti.
E' il caso di parlare di fanatismo: ideali sbagliati, ricercati con metodi sbagliati. Il titolo riassume due temi che il film stesso propone nelle erronee impostazioni anarchiche senza neppure accorgersi delle contraddizioni: la terra, da collettivizzare portandola via non solo ai latifondisti ma anche ai piccoli lavoratori che producendo molto riescono a comperarne e lavorarne più di altri: il dibattito fra uno di questi compagni e gli altri che gli si oppongono è uno dei pochi momenti sentiti e coinvolgenti del film; sono proposte con correttezza le ragioni strategiche (politiche) di coloro che si oppongono alla collettivizzazione imposta e generalizzata, e il pubblico inevitabilmente associa le proposte anarchiche alle realizzazioni (fallimentari) proprio della Russia di Stalin, o a quelle dei kibbuz ebraici. La soluzione, apparentemente giusta e"libera" (l'altro tema del titolo), è di far decidere alla maggioranza, che in quel gruppo è anarchica; ma poi ignora totalmente lo stesso criterio quando si tratta delle decisioni del governo legittimo del paese, a difesa del quale erano intervenuti i volontari contro la rivoluzione fascista: a questo punto la decisione della maggioranza non viene più accettata, e neppure la si cita, bensì la si presenta come un sopruso del potere. Buono, come ogni messaggio fanatico, a favorire la mancanza di senso critico, per convincere gli ingenui o altri fanatici.
Che poi dietro ai comunisti, peraltro in minoranza anche al governo, che non era affatto di sinistra, ma solo moderato, ci fosse Stalin con tutte le sue violenze, è anche vero; ma era il solo paese che desse aiuti, e viceversa si cercavano anche aiuti da Francia, Inghilterra, USA, che non lo avrebbero certamente dato ad anarchici. In compenso le violenze loro sono appena suggerite; tuttavia, altro momento "drammatico" di una certa efficacia, il protagonista che non vuole dare proiettili al compagno che intende sparare a due fascisti che si difendono dietro a due donne prese in ostaggio, perché non vuole rischiare che queste vengano uccise, poi si sente in colpa perché il compagno viene ucciso; con un implicito e non rilevato "falso" dello stesso racconto, dato che se gli avesse dato i proiettili forse lui avrebbe ucciso i due fascisti, o forse le due donne, ma tanto più sarebbe stato ucciso lui, dato che non erano stati i due, bensì un altro dall'alto del campanile, a sparargli. In compenso risulta opportuno sparare anche a rischio di uccidere donne innocenti estranee alla lotta: come in ogni banda di terroristi e di fanatici. Sono cose che capitano in ogni guerra, ma non capita spesso che vengano esaltate in un film, con tanta sicurezza e tante incoerenze.
Insomma, un film brutto, retorico e quasi sempre freddo e noioso, per delle tesi tutte deprecabili, e per una ricostruzione storica falsante.
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