Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Dopo "La domenica specialmente", commedia a quanto ne so poco riuscita, Giordana torna a comporre un film incentrato su un fatto di cronaca, ma se in "Appuntamento a Liverpool" la tragedia dell'Heysel era uno spunto per raccontare un'altra storia "Pasolini, un delitto italiano" è come dice il titolo un resoconto preciso sulla morte violenta di Pier Paolo Pasolini, un artista importantissimo del nostro paese, ma scomodo e troppo in anticipo sui tempi in anni di violenti scontri politici.
La sceneggiatura pone intelligentemente al centro del racconto Pino Pelosi, giovane nullafacente di borgata "autore" del delitto per sua stessa e troppo ostinata ammissione: come emerso dall'iter giudiziario e puntualmente riportato nel film la sua esile fandonia sui fatti accaduti in quel campetto di periferia viene smontata pezzo per pezzo dai periti che evidenziano come l'unico imputato e poi condannato per questo delitto atroce sia stato solo un capro espiatorio per proteggere un gruppetto di fascisti scalmanati che per motivi di omofobia o opposta idea politica hanno letteralmente massacrato Pasolini e ucciso uno dei più grandi poeti del nostro secolo schiacciadolo con una macchina dopo averlo riempito di botte.
Il film nasce con l'arresto di Pelosi e finisce con la sua incarcerazione per nove anni, nel mezzo una cronaca putuale sviluppata su un fitto nugolo di personaggi prevalentemente azzeccati tra cui spiccano un trittico di sicuro impatto umorale: Scarpati avvocato della famiglia Pasolini, Amendola poliziotto in borghese alle prese con il presunto gruppetto fascista che si cela dietro l'intera faccenda e Massimo de Frankovich nel ruolo di Fausto Durante, il perito che espone senza ombra di dubbio la mattanza avvenuta ad Ostia e non la disgrazia raccontata da Pelosi.
I loro personaggi fanno emergere come per molti la morte di Pasolini sia solo quella di un deviato sporcaccione e non di un grande maestro ed è per questo che non ci saranno altre indagini e Pelosi rimarrà ancora oggi il condannato unico per un delitto al quale forse a malapena ha assistito.
Interessante il montaggio che annette spezzoni di repertorio in cui Pasolini compare allegro e disteso e nell'impianto del film vagamente mistico, mentre più crude e toccanti sono le dichiarazioni raccolte appena dopo l'accaduto e ai funerali di persone che hanno conosciuto Pasolini: Moravia afferma "Poeti ne nascono uno o due ogni cento anni", Ninetto Davoli "Pierpaolo era una persona buona".
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