Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Infaticabile esploratore delle piaghe sociali italiane (il terrorismo, il teppismo), a vent'anni esatti dall'omicidio di Pier Paolo Pasolini, Giordana punta l'attenzione su un delitto dai molti risvolti oscuri. Sulla traccia di altri film a tesi (Il caso Mattei, Il muro di gomma), il regista sposa in maniera assolutamente convincente l'ipotesi del complotto per l'eliminazione di un personaggio scomodo per gli alti piani della politica italiana di quegli anni. Il processo, anche nei ricorsi in Assise e in Cassazione, si concluse con l'estraneità di ignoti ad un omicidio che, stando agli atti, ebbe come suo unico protagonista l'allora minorenne Pino Pelosi (Carlo De Filippi), giustificatosi con la legittima difesa ad un'aggressione omosessuale del poeta e regista. Le ricostruzioni scientifiche misero tuttavia in luce l'impossibilità, da parte di una sola persona, di ridurre un uomo in quello stato, e la piena intenzionalità dell'omicidio. Nel film, tutto questo viene esposto con esemplare nitidezza e, piaccia o non piaccia a chi vorrebbe mettere in croce omosessuali e intellettuali di sinistra, il copione di Sandro Petraglia, Stefano Rulli e Marco Tullio Giordana, ispirato al libro di Enzo Siciliano Vita di Pasolini (Giunti, 1995), peserà come un macigno sulla coscienza della classe politica che permise quel processo grottesco. Premiato alla Mostra di Venezia con la Medaglia d'oro della Presidenza del Senato.
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