Quasi sempre chi scrive di cinema tende ad assegnare un valore negativo a tutti quei film che in qualche modo si fanno promotori di estetiche e contenuti di stampo televisivo. Ora, fermo restando che il livello di qualità raggiunto da certi prodotti realizzati per il piccolo schermo impone una riflessione più articolata e magari la formulazione di nuove e più efficaci categorie di giudizio, non c'è dubbio che almeno in Italia, soprattutto all'interno di un genere popolare come quello della commedia, persista la volontà di replicare, più o meno pedissequamente, formule che sono tipiche delle fiction italiane. Sorvolando sulle ragioni di questa scelta, più volte affrontate e perciò note alla maggior parte dei lettori, ciò che interessa in questa sede è constatare se, di volta in volta, esistano spostamenti in avanti rispetto alla media dei prodotti appartenenti alla categoria in questione. Senza pretendere di farlo, "Chi m'ha visto", opera prima di Alessandro Pondi, ha il merito di giocare a carte scoperte, non facendo nulla per nascondere l'essenza di una natura che, a partire dal titolo - parafrasato dal celebre programma condotto dall'investigatrice Federica Sciarelli - e con la presenza di Giuseppe Fiorello tra i protagonisti, corrisponde a quella altrettanto nazional popolare perseguita dai palinsesti delle emittenti più famose. Il film di Pondi non si accontenta di citare i modelli di riferimento, accompagnando la narrazione con un sotto testo che entra in dialettica con l'universo di riferimento attraverso i personaggi di Peppino (Beppe Fiorello), talentuoso quanto sconosciuto chitarrista deciso a uscire dall'anonimato mettendo in scena la propria scomparsa, e di Martino (Pierfrancesco Favino), l'amico del cuore pronto a reggergli il gioco nella speranza di ricavarne qualche profitto, come pure della conduttrice televisiva - interpretata da Sabina Impacciatore - intenzionata a cavalcare l'onda del successo, alimentando la morbosa curiosità che si scatena intorno alla sparizione del musicista.
Detto che la sceneggiatura di "Chi m'ha visto" (scritta tra gli altri dallo stesso Fiorello) ha molti punti in comune con quella di "Omicidio all'italiana" (anche in quel caso la notorietà era il frutto della manipolazione mediatica), rispetto al film di Capotonda quello di Pondi sta attento a non esasperare i toni, esercitando un punto di vista lontano dalla critica di costume come pure dal tentativo di fare satira sugli aspetti più deleteri della società contemporanea, al quale vengono preferite argomentazioni di una retorica quasi sempre all'insegna della simpatia e dei buoni sentimenti. In questa maniera le differenze si appianano e gli scarti tra i vari personaggi convergono su un unico intento, che è quello di intrattenere lo spettatore con uno spettacolo adatto al pubblico di tutte le età. Indicativa, in tal senso, è la figura di Sally (la new entry Mariella Garriga), la quale, chiamata al ruolo della prostituta dal cuore d'oro è fin da subito una sorta di cenerentola alla ricerca del principe azzurro. Senza alzare l'asticella della qualità relativa al genere in questione , "Chi m'ha visto" è comunque una commedia divertente che può contare sulle ottime interpretazioni dei suoi attori (su tutti Favino, in versione cafonal) e che se ha una pecca, è quella di non sapersene che fare della musica, inizialmente in primo piano con estratti di un concerto di Jovanotti e poi relegata ai cameo di alcuni dei nostri cantanti più famosi (da Jovanotti a Elisa) ognuno dei quali si presta a filmare l'appello nei confronti del tormentato collega.
(pubblicata su ondacinema.it)
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