Regia di Enzo Monteleone vedi scheda film
Inno ad Haber, uno dei più grandi attori italiani della fine del ventesimo secolo, quasi sempre relegato in particine o ruoli di spalla, eppure capace sia nei toni drammatici che in quelli comici. Se la vita di Antonio H. prende spudoratamente spunto dalla sua, la carriera dell'attore fasullo non si addice però a quella dell'attore reale, che con gli stessi registi ed attori che hanno schivato Hutter ci ha lavorato e proficuamente. Divertente la girandola di apparizioni celebri, girate per l'occasione (Monicelli, Loy, Mastroianni...) o recuperate dall'archivio ed adattate (Fellini e Welles); inevitabile il finale comico, che apre a nessuna speranza, ma per il protagonista non può che suonare come il tanto atteso trionfo, la rivincita dopo tante umiliazioni e sconfitte. Il fatto è che Antonio Hutter esiste e la gente di cinema lo sa bene: è un personaggio però che si può traslare facilmente in tanti altri ambiti - non solo lavorativi - e questo lo rende interessante antropologicamente. E' l'incapace presuntuoso, colui che soltanto insistendo ed insistendo ottiene qualcosina, che è comunque di più di quanto siano riusciti ad ottenere i tanti talentuosi che non hanno avuto pari sfacciataggine nella vita; è anche una maschera da buffone, un idiota fatto e finito, che non sa di esserlo e continua a testa bassa a procedere spedito per la sua strada senza curarsi degli ostacoli e degli stop. Bravo anche a Monteleone, sceneggiatore di Salvatores (che partecipa) e qui alla sua prima regia. 7/10.
Biografia raccontata per metà dallo stesso protagonista, l'attorucolo Antonio Hutter, e per l'altra metà da chi l'ha conosciuto o evitato per la sua insolenza ed insistenza: attori e registi di fama, tutti concordi nel sostenere che Hutter è semplicemente un rompiscatole.
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