Regia di Andrew Haigh vedi scheda film
Di narrazioni "on the road", di viaggi di formazione, il Cinema americano ne è zeppo e, in fondo, anche questo "Charley Thompson", (in originale "Lean On Pete", il nome del cavallo), non si discosta più di tanto dal genere. Lo scatto che gli fa guadagnare qualche punto in più rispetto alla media, è sicuramente la scrittura di Willy Vlautin, (cantante dei meravigliosi Richmond Fontaine, ma ormai scrittore di gran fama), da sempre, fra canzoni e letteratura, impegnato a raccontarci mirabilmente un'America periferica, malinconica, fatta di perdenti sorretti solo da piccoli sogni sgonfi e da un esistenzialismo essenziale. Haigh ne trae una sceneggiatura e un film decisamente vincenti. Un inchino lo deve a uno straordinario Charlie Plummer, (meritatamente premiato a Venezia 2017 come miglior attore emergente), che attraversa le due ore del film calandosi perfettamente nei panni difficili del protagonista. Ma il regista britannico ci mette del suo, sfruttando a meraviglia, specialmente nella seconda ora, quando il film decolla, proprio gli immensi spazi e le immense solitudini dell'America del nord ovest, delle highways, delle periferie e delle vite complesse e perdute. Charley e il "suo" cavallo, unico amico di una vita adolescenziale già distrutta, sono il tramite e la speranza con cui zigzagando solitari ce la raccontano. Un film praticamente diviso in due parti, dove nella prima si racconta il mondo delle corse dei cavalli, quelle minori, truccate, limitrofe, dove spicca un grande Steve Buscemi, e dove nella seconda, inizia il canto, la ballata, di Charley e Pete, dove il film si fa più lirico senza debordare nel sentimentalismo più bieco. Bel racconto, che cattura perfettamente la scrittura di Vlautin e riesce pure a essere un gran bel pezzo di Cinema. Non perdetevi, comunque, i tre libri usciti anche in Italia del buon Willy. E i suoi dischi.
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