Regia di Andrew Haigh vedi scheda film
VENEZIA 74 - CONCORSO - PREMIO MARCELLO MASTROIANNI PER IL MIGLIOR ATTORE EMERGENTE A CHARLIE PLUMMER
Charles ha quindici anni e vive col padre, donnaiolo immaturo, dopo che la madre li ha abbandonati dalla tenera età del figlio.
Desideroso di esser circondato da una vera famiglia, il ragazzo non può più contare nemmeno sulla presenza di una zia paterna, di cui serba un positivo ricordo, dopo che il genitore l'ha allontanata malamente.
Seguendo il padre nel nuovo domicilio, e durante il periodo delle vacanze estive, Charley scopre un allevamento di cavalli poco distante e trova un lavoretto presso un burbero ma leale allevatore di cavalli da corsa. Grazie a lui conoscerà Lean on Pete, cavallo fuoco e bello di 5 anni, mai stato veramente brillante, ma in cui il ragazzo intravede celate doti per poter emergere nelle corse a cui il suo padrone lo introduce secondo ritmi forsennati per lucrare i guadagni dagli scommettitori. Tra i due - ragazzo e animale - nasce una affinità che per il primo si trasforma in affetto, soprattutto quando il padre, vittima di una aggressione da parte di un marito geloso, muore improvvisamente per complicazioni post operatorie.
Dal romanzo La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin (titolo questo che meglio rende il senso di inevitabile "coming of age" della storia, mentre il titolo originale del film, "Lean on Pete", riferito al cavallo - personaggio strumentale alla vicenda, ma non certo protagonista - mi pare fuorviante o meno significativo: per una volta è più azzeccato il titolo italiano che punta sul protagonista-ragazzo), Andrew Haigh, sul quale era lecito nutrire grandi speranze, si addentra in un terreno minato ove, tra ragazzi orfani ed animali, è molto facile cadere in scontati manierismi e melensaggini fastidiose. Tutto ciò in realtà è evitato piuttosto bene, e pure il protagonista, Charlie Plummer, risulta credibile ed efficace senza necessità di ricorrere a ricatti sentimentali eccessivi.
Ma la vicenda in sé presenta lati di improbabilita' esasperati, legati ad esempio alla possibilità di un minorenne di poter fuggire indisturbato con un furgone rubato ed un cavallo senza che nessuno riesca o voglia fermarlo. Nel viaggio disperato alla ricerca di una "zia-fata Turchina", il nostro "Pinocchio" deve affrontare il Gatto e la Volpe e pure Mangiafuoco.
Insomma tutto ciò per dire che c'è molto dramma classico o, in termini più spietati, molto déjà vu e prevedibilita': per un regista solo e non più che medio, il livello artistico di quest'opera avrebbe costituito una riuscita.
Per il regista di Weekend e 45 anni invece tutto ciò è troppo poco, almeno in parte una delusione, nonostante altre carte valide in gioco come due interpreti del calibro di Buscemi e la Sevigny, e alcune altre cose valide ed efficaci.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta