Regia di Peter Hyams vedi scheda film
La lingua tagliente di Hyams colpisce senza pietà le tonsille gonfie e putrescenti dei tromboni americani alla conquista del cosmo capaci di farti credere che gli indiani furono dei selvaggi giustamente sterminati perchè intralciavano il progresso dell'uomo bianco in terrotori che non gli appartenevano, capaci di farti credere che i vietcong erano dei sadici torturatori dei loro buoni soldatini, capaci di farti credere che a Miami beach c'è un concentrato di gnocca superiore a quello dell'isola del piacere mentre in realtà è più facile che sul bagnasciuga trovi un branco di orche assassine arenate nei loro bikini, perchè allora non dubitare del fatto che lo sbarco sulla luna sia stato un bellissimo effetto speciale messo in scena ad Hollywood per dimostrare una volta di più che se non è Neil Armstrong ad andare sulla luna è la luna a venire da Neil Armstrong inquadrato però in modo da dare l'impressione che sia proprio lui a muoversi per porre impronta e bandiera sulla sabbia grigia mentre la terra fa da cornice.
Lo spunto centrale della presunta messa in scena dell'allunaggio del 1969 è la goccia nel mare della tranquillità che crea una serie di anelli concentrici concatenati perché in "Capricorn One" convivono in perfetto equilibrio diversi generi: la missione spaziale è solo un'illusione per i personaggi, astronauti compresi e di conseguenza per noi spettatori che veniamo in men che non si dica dirottati sull'indagine del giornalista d'assalto interpretato da un irresistibile Elliott Gould, insospettito dai discorsi illogici del suo amico operatore della NASA scomparso misteriosamente nel nulla mentre il trio di astronauti vitalizzato egregiamente da Brolin Waterson e Simpson, si trova nei pasticci a causa della imprevedibilità degli eventi che ha portato al fallimento della simulazione della loro missione tanto da risultare morti agli occhi dei terrestri obbligandoli a fuggire dai federali che ovviamente non possono permettere alla cara e vecchia America di farsi sputtanare agli occhi del mondo, decidono così di farli fuori come in apparenza è avvenuto sui televisori di tutto il pianeta.
Hal Holbrook nel ruolo del dirigente NASA è ottimo nel raffigurare l'aspetto più ipocrita della sua identità nazionale che gli impone di spargere sangue ed insabbiare la verità in nome di un candore e di una onestà tipicamente yankees che non va mai smentita neanche se posta dinnanzi alle proprie inadempienze, ai propri errori di valutazione, alla propria incurabile ambizione di apparire praticamente perfetti anche quando il loro agire è l'apoteosi dei difetti motivazionali e comportamentali.
La suspance cresce di pari passo con la convinzione del giornalista che c'è qualcosa di torbido nella faccenda e di poterla risolvere ottenendo uno scoop sensazionale, fondamentale l'intervista con la moglie di Brubaker, il capo della missione simulata, interpretata da Brenda Vaccaro che gli darà la prova rivelatrice dei suoi sospetti mettendo in moto una mezz'ora finale ricchissima di azione in cui Hyams da sfoggio delle sue doti di regista acrobatico già messe in mostra in "Busting".
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