Regia di Jan De Bont vedi scheda film
Correre con il cuore in gola. Correre contro il tempo. Correre rispettando un limite di velocità. Correre osservati dall'occhio della telecamera. Correre contro un perfido criminale interattivo. Senza pause di riflessione o soste: una partita a scacchi lampo. Speed è il film d'azione più scatenato e incalzante delle ultime stagioni. La regia fibrillante e nervosa dell'esordiente Jan De Bont, ex direttore della fotografia di Paul Verhoeven, sfida la legge dell'unità di luogo e riesce a movimentarla moltiplicandola per tre. La corsa fino all'ultimo respiro attraverso e dentro Los Angeles comincia nella gabbia di un ascensore dove un gruppo di passeggeri rimane bloccato in seguito a un'esplosione, continua a bordo di un autobus di linea che non può scendere sotto le cinquanta miglia altrimenti verrà distrutto con un telecomando e si conclude dentro, e sopra, i vagoni della metropolitana. Un'unica mente perversa guida questa guerra dei paesaggi nelle cavità e lungo le strade, le freeways, gli svincoli, sempre intasati, della città. E' Howard Payne (Dennis Hopper), un terrorista-artista che controlla lo sviluppo delle sue imprese dinamitarde sui circuiti video. Il suo rivale è l'agente Jack Traven, interpretato da Keanu Reeves, capelli cortissimi, sguardo malinconico, faccia serena, bravissimo in un ruolo giocano solo sui nervi e privo di quel mistero o di quella vaghezza caratteristici dei suoi personaggi precedenti (Piccolo Buddha). Speed non lascia mai un attimo di tregua né allo spettatore né ai protagonisti (da segnalare anche la partecipazione di Sandra Bullock). Il grafico della tensione narrativa e spettacolare non ha picchi e cadute, ma resta costantemente altissimo. Come la lancetta del tachimetro dell'autobus che non deve scendere mai sotto una certa soglia. Cinemotion: cinema-emozione. E movimento: si muovono i mezzi di locomozione, il paesaggio, la macchina da presa, i sentimenti, le paure. Flusso e riflusso delle immagini.
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