Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Da Adelina (moglie e amante impareggiabile) allo strozzino con la "defecatio isterica", passando per la via crucis del Melandri al Servizio Torri e allo scambio di portafogli con Augusto Verdirame da Brescia: un campionario di comicità entrato nella storia del cinema italiano.
Bissare lo straordinario mix tra comicità e amarezza di fondo del primo capitolo era piuttosto improbabile. Anche per questo, per dare un seguito a un capolavoro immenso come Amici Miei, Monicelli & Co hanno deciso di non provarci nemmeno a ricreare la stessa formula, virando totalmente sul comico, per un film con una trama sicuramente meno raffinata e per certi versi più simile alla commedia degli episodi, ma cercando un linguaggio più scanzonato premendo a fondo sul pedale dell'umorismo.
Il risultato è che l'originale Amici Miei è molto più "film" univoco, ma anche che nell'atto II si ride persino di più, con scene che entrano di diritto nell'immaginario comune e nella storia del cinema italiano, anche per la fondamentale presenza (secondo me più importante qui che nel primo capitolo) degli attori di contorno.
Non a caso, quell'anno il David di Donatello per gli attori non protagonisti di entrambi i generi vanno a due presenze del cast di Amici Miei atto II, ovvero la sempre brava Milena Vukotic confermatissima nell'amaro ruolo della moglie di Mascetti e Paolo Stoppa, lo strozzino affetto da "defecatio isterica" (una delle miriadi di trovate geniali anche a livello linguistico).
Ma l'attore non protagonista che forse è rimasto più intatto nella mente di tutti ad anni di distanza è Alessandro Haber, che apre il film nella parte del vedovo al cimitero ("guarda che bel vedovo!") subendo lo scherzo perfido del Sassaroli: una scena fantastica impreziosita dalla perfetta incazzatura isterica di Haber, che ribolle via via fino a scoppiare spaccando tutto. Semplicemente strepitoso.
Ma sono tante le scene passate alla storia, basti pensare al battesimo del Melandri (con i devastanti regali degli amici e il Mascetti sconcertato dal fatto che il battezzato debba rinunciare "alle poppe") e alla successiva Via Crucis, alla gravidanza della figlia di Mascetti, al servizio torri per raddrizzare la torre di Pisa e la successiva scena con la patente di Augusto Verdirame da Brescia (col Necchi chiamato "Becchi" dal vigile), si appura una perfetta conoscenza dei tempi comici da parte del regista e degli attori, con un cinismo e una cattiveria marcata che si fa davvero fatica a ritrovare nel cinema italiano attuale.
Vista la voglia di sfruttare appieno il versante comico, finisce per essere azzeccata anche la scelta di affidare il ruolo del Necchi a Renzo Montagnani, che in questo film dimostra ciò che qualcuno pensava già da tempo, ovvero che pur essendo stato costretto ad accettare ruoli di ogni tipo (per le note vicende familiari), specialmente nella commediaccia erotica di Serie B, lui non è un semplice attorucolo alla Alvaro Vitali (quindi buono solo per robette di poco conto), ma un vero grande attore e anche di altissimo livello.
Il fondo amaro non è del tutto disperso, ma in questo caso viene affidato completamente al personaggio del Mascetti, soprattutto nella parte finale, con una scena di chiusura magari meno d'impatto della straordinaria scena al funerale del primo film, ma comunque assolutamente adeguata e azzeccata.
Certo, non c'è la completezza del primo film (ma davvero chiederlo era eccessivo), bisogna accettare alcune storture di sceneggiatura per accettare la presenza del Sassaroli anche nelle vicende risalenti agli anni '60 (ovvero tempi adiacenti all'alluvione di Firenze) o chiudere un occhio sul fatto che quando i figli di Perozzi e Mascetti sono ancora piccoli quest'ultimo viva nello scantinato in cui in realtà nel primo film si trasferisce quando la figlia era ben più grande (e di conseguenza lo stesso figlio del Perozzi era già grande), ma diventano cose che tendi a notare con fastidio in un film non divertente o non convincente, che invece dimentichi più facilmente in film che intrattengono in questo modo.
Come puoi irritarti di fronte al Vaffanzum de "I Cinque Madrigalisti Moderni"?
Voto: 10
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