Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
La storia del gruppo di inseparabili amici fiorentini, il medico Sassaroli, il conte decaduto Mascetti, l'architetto Melandri ed il ristoratore Necchi riprende là dove si era interrotta, con la fine dell'episodio precedente, in un cimitero, presso la lapide che ricorda il giornalista Perozzi, loro compagno morto prematuramente. Qui, dopo una prima burla ai danni di un vedovo, si apre un lungo flashback dedicato a trascorse vicende del quintetto; successivamente, la narrazione torna nel presente raccontando ulteriori avventure del gruppo di amici; in epilogo, un altro tra loro è colpito dalla malasorte, rimanendo paralizzato. Ma i "superstiti" non lo abbandonano. Graffiante seguito di "Amici Miei", anche questo "Atto II" è diretto da Mario Monicelli, il quale ha maggiore libertà espressiva, non essendo più legato alle linee guida definite da Pietro Germi, sceneggiatore ed ideatore dell'episodio precedente, molto divertente ma permeato di una vena di malinconia connessa al nichilismo di fondo. Nel sequel, burle crudeli, lunghe finzioni, elaborate prese in giro dominano la scena. Sono rivolte contro vittime casuali o selezionate con cura, o contro questo o quel componente del gruppo. Tra i diversi episodi che compongono il racconto, memorabile l'indagine volta a scoprire l'identità del "coraggioso" in grado di mettere incinta la poco attraente figlia del Mascetti; altra vittima interna al gruppo è il Melandri, il quale, per amore di una tale Noemi, donna di fede ... e di petto, esprime la volontà di battezzarsi. Gli amici presenziano alla cerimonia e si fanno vivi in successive occasioni che vedono unita la coppia, creando scompiglio e mostrando irriverenza per l'aspetto sacro delle manifestazioni. E' esterno alla combriccola l'usuraio Savino Capogreco, creditore del Mascetti; all'avido "cravattaro" viene fatto credere di essere gravemente malato. Il Mascetti è inoltre al centro dell'episodio dedicato alla contorzionista Carmencita, prima sedotta dall'uomo, poi abbandonata in un albergo, con il conto da pagare, ed infine, rintracciata la ragazza il nobile con la pretesa d'essere mantenuta, chiusa in una valigia e spedita chissà dove. I protagonisti, interpretati da un bravissimo Ugo Tognazzi (Mascetti), Adolfo Celi (Sassaroli), Philippe Noiret (Perozzi), Gastone Moschin (Melandri) Renzo Montagnani (Necchi, sostituendo Duilio Del Prete, il quale lo impersonò nel prequel) agiscono per combattere la noia della quotidianità e meglio sopportare i guai - che non mancano - affrontandoli con spirito di gruppo e sprezzo di ogni convenzione, familiari, religiose, etc.; da quest'ultimo dettaglio emerge con forza il pensiero del regista romano. L'epilogo segna un'ulteriore scomparsa, questa volta "morale". Il Mascetti, colpito da paralisi, ormai incapace di essere autonomo, perde la voglia di ridere ed irridere. Ma gli amici non lo lasciano solo, ne' umanamente, ne' materialmente. Le vicende sono ancora una volta ambientate a Firenze e dintorni; alcune sequenze sono dedicate alla disastrosa alluvione del 1966, la quale coinvolse direttamente i protagonisti. Degno seguito di un'opera tra le più celebri di Monicelli, "Amici Miei - Atto II" non delude. Il regista replica l'impianto narrativo - ad episodi - del predecessore, spingendo l'acceleratore sull'irriverenza e la dissacrazione, ai danni dell'esposizione di un nichilismo di fondo, che pure è presente e palpabile. Visione del prequel altamente consigliata.
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