Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film
Il tema della parità dei sessi era alquanto diffuso in parecchi prodotti leggeri del decennio dell’emancipazione: fra questi va citato “Adulterio all’italiana” di Campanile (autore nostrano scomparso prematuramente). L’incipit del soggetto presentava una situazione facilona e semplicistica: Marta Finali, ovvero una Catherine Spaak dalle pettinature cangianti e dai costumi stilosi (che sfoggiano la sua naturale bellezza transalpina), viene tradita dal marito Franco, un Manfredi sollazzevole ma non al massimo della forma. Marta avrà quindi la possibilità di fare le corna almeno una volta per riportare armonia nel legame di coppia. Chiaramente, si avvicenderanno una serie di gags di una comicità borghese un po’ risaputa, benché capace di garantire comunque delle risate genuine, senza appellarsi a soluzioni troppo volgari o eccessivamente ripetitive. I frammenti con il “posatore professionista” che si nasconde nell’armadio o quelli con il classico mega dirigente che cerca di rimorchiare la Spaak ubriaca pensando che sia una squinzia festaiola da Piper, così come l’inseguimento tra i tetti della capitale a causa dell’ostentata disinibizione dell’amico ruffiano, e le continue telefonate ad un numero sconosciuto che dovrebbe appartenere a un amante il cui nome inizia con il prefisso “Al-“, sono momenti divertenti e vivaci, i quali allietano la visione, mentre il tentato delitto del pre-epilogo sa abbastanza di cattivo gusto, stonando col resto. Interessante l’ambientazione flue di una Roma post-moderna piuttosto attraente (e, a quell’epoca, perfino benestante); gli arrangiamenti di background della canzone di Carmen Villani “Bada Caterina” sono invece orecchiabili, anche se a tratti ridondanti. Insomma, una pochade dalle basse pretese che ai tempi è stata bocciata dalla critica e, nonostante tutto, si mantiene ancora gradevole, non sfigurando di certo con le orrende commedie commerciali odierne, e dando altresì un sottile senso di malinconia verso un’era in cui l’umorismo non doveva essere necessariamente greve o cafone. Buttateci l’occhio se lo passano in tv.
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