Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Non appartiene di certo né ai capolavori né ai grandi film di Mario Monicelli ma 'Camera d'albergo' è in ogni caso una divertente commedia metacinematografica con alcuni momenti di pausa e indecisioni da parte degli sceneggiatori - il duo Age-Scarpelli e il regista - se concentrarsi sul discorso del rapporto finzione-realtà, abbozzato ma non approfondito come meritava, oppure dare libero sfogo alla storia d'amore tra Flaminia (una spumeggiante Monica Vitti), sposa di Cesare, titolare di un'Autoscuola (un bravo Nestor Garay) ma infatuata di Fausto (Enrico Montesano a suo agio in questi ruoli da popolano), protagonisti di deliziosi siparietti comico-amorosi.
Ne sortisce un'opera diseguale, distante anni luce dalla creatività di film come 'Effetto notte' ma il ritratto di Achille Mengaroni, cinematografaro in disgrazia e pieno di debiti interpretato con la consueta istrioneria da Vittorio Gassman, quasi irriconoscibile sotto un naso posticcio, a cui i tre ragazzi appassionati della settima arte si rivolgono per farsi consigliare come usare il materiale girato di nascosto nell'albergo di proprietà del genitore di uno di loro, vale da solo la visione della pellicola.
Sue le battute più fulminanti del film, che magari riflettono i gusti degli autori: ''L'unica bomba scoppiata nel cinema italiano è stata nel '46, 'Roma città aperta', tutto il resto niente, bombette'', oppure ''Il punto più alto nella storia del cinema, in assoluto è 'Domenica d'agosto' (Luciano Emmer) e il più basso 'Apocalisse Now' e 'Tango a Parigi'!''. Considerazioni parecchio opinabili, esclusa 'Roma città aperta'.
Voto: 7.
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