Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Alla morte della madre, Ruggero Brickman torna in Sicilia. Qui conosce e si innamora fatalmente di una spacciatrice collusa con la mafia, Lucia. A ben poco sembrano servire i tentativi che lui orchestra per toglierla da quel mondo.
Nell'ultima fase della sua carriera Damiano Damiani conobbe un solo, clamoroso successo: il televisivo La piovra (1984). Da quel momento in avanti la curva della sua popolarità crollò inesorabilmente e a nulla valsero i tentativi di scimmiottare La piovra per il cinema, in cerca di una nuova affermazione, fra i quali va annoverato anche questo Il sole buio. Scritto dal regista con Ennio De Concini (anche i grandi sbagliano - o meglio: anche i grandi sfornano prodotti di grana grossa per mero spirito alimentare), il lavoro si dipana senza particolare verve fra luoghi comuni sulla mafia e stereotipi grotteschi, al limite dell'offensivo, sui siciliani: basti pensare che in apertura c'è un tizio che si rifiuta di mettere il lampeggiatore quando guida perchè alla gente non deve interessare dove va lui, sono solo affari suoi: sbalorditivo, nel senso peggiore del termine. Mancando del tutto la componente ironica, la pellicola risulta pertanto pesante, fasulla e drammatizzata all'eccesso, quasi telefonata talvolta nel proporre soluzioni e battute facilotte e cariche di pathos gratuito. Cast internazionale: Jo Champa, Erland Josephson, Michael Parè, Luciano Catenacci, Phyllis Logan, con numerose parti marginali affidate a volti nostrani di una certa notorietà: Leopoldo Trieste, Mattia Sbragia, Tony Sperandeo, Tano Cimarosa, Sal Borghese. Nemmeno le musiche di Riz Ortolani funzionano. 2/10.
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