Regia di Jordan Peele vedi scheda film
Scappa! E’ l’unica e sola parola che lo spettatore vorrebbe costantemente urlare per tutta la durata del film, o quasi. Mai titolo fu quindi più eloquente (anche se letteralmente la traduzione sarebbe Esci) nel manifestare la natura di questa pellicola che detiene uno svolgimento piuttosto strambo.
Seppure l’incipit e la prima parte della pellicola godano di una sceneggiatura ottimamente sviluppata su un’idea radicata e ben pensata prima che raccontata, in quella che è poi la parte culminante dello svolgimento della trama, il regista sembra perdersi attraverso la smania di conclusione che spesso invade chi non ha la concreta capacità di gestire una storia così contorta.
Jordan (Haworth) Peele, regista e sceneggiatore della pellicola in questione, è però al suo esordio dietro la macchina da presa quindi, un errore o quantomeno una leggerezza, possiamo anche abbonargliela. Non fosse per i tre premi Oscar a cui è stato candidato. Nonostante il film possieda capacità attrattiva e quel qualcosa che lo fa sembrare senz’altro al di fuori della norma, rendendolo interessante più del necessario, non credo possieda le caratteristiche necessarie per stazionare tra i nove candidati per miglior film.
Dopotutto, oltre ai vuoti di trama di cui sembra soffrire, il che di per se finisce per essere già grave se consideriamo che quel vuoto si concentra principalmente alla fine del film, sembra non possedere carattere, come se dietro tutto ci fosse il nulla. Quasi una facciata ben dipinta che dietro finisce per nascondere una casa diroccata, sarà per questo che, alla fine, della visione, resta davvero poco o niente.
Il punto forte, oltre al già citato tema: il razzismo acuto e perverso perpetrato da una racchiusa elite di benestanti, facenti parte di una setta, verso le persone di colore, di qualsiasi età e provenienza sociale; è sicuramente l’interpretazione della misconosciuta Allison Williams che incarna alla perfezione gli effetti di una psicologia maligna, acquisita negli anni attraverso questa oscura tradizione di famiglia.
Il resto è il tentativo, in parte errato, di svolgere un’idea più che buona. Immaginate se fosse stata sviluppata dall’estro di David Fincher, forse il regista più consono per la corretta collocazione della trama. Il film resta comunque una pellicola sufficientemente piacevole e (in parte) non banale, godibile da chi non ha poi troppe pretese.
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