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Scappa - Get Out

Regia di Jordan Peele vedi scheda film

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La recensione su Scappa - Get Out

di leporello
7 stelle

   Non so cosa “Get Out” possa ragionevolmente aspettarsi dalla prossima notte degli Oscar: le sue nomination sono tutte “pesanti” ed i suoi competitors, conoscendo le debolezze dello star system d’oltre oceano, sono probabilmente molto più accreditati. Non è un film da Oscar, anche se è un ottimo film. Non è da Oscar intanto perché non ha niente di romantico, poi perché è un’opera prima, poi perché è di un genere difficilmente classificabile (dramma? giallo? horror? psycho?). Ma soprattutto, credo, perché usa (ed è una dei pochi difetti che ho trovato in questo film) la tematica razziale in modo ambiguo, specie se si vuol tener conto che il regista è di una delle due razze.

   E dire che proprio sul discorso razziale il film parte e procede piuttosto bene per buona parte, in maniera molto “moderna”, lontano quanto basta e lontano quanto si deve (ma quant’è lontano veramente? Me lo sono chiesto a lungo...) dal “razzismo cinematografico” che ancora oggi qualcuno ha voglia di proporre con gli ingredienti di cent’anni fa. Il “razzismo” visto da Jordan Peele sembra voler essere quello “Dellamerica” bianca e ben pasciuta che, fosse per lei e fosse possibile, voterebbe Obama per la terza volta, che si fidanza con cristallina naturalezza coi  bellocci ragazzi di colore, e che ridacchia della loro (dei ragazzi di colore bellocci) lieve apprensione quando si tratta di andare a conoscere la famiglia bianca della lei. Ed è il razzismo che porta il ragazzotto di colore a tirare per un attimo il fiato quando, nel bel mezzo di un ricevimento pieno zeppo di bianche pieni zeppi di dollari affrontato quasi in apnea, incontra finalmente un altro ragazzotto di colore come lui. Fin qui tutto bene: questo “razzismo” e davvero attuale, somiglia tanto anche a quello nostro (italiano) di tutte le fazioni, di chi vorrebbe Cécile Kyenge come Presidente del Consiglio come di chi la considera una puzzolente mangia-banane. Salvo che poi, però, nei momenti finali in cui Jordan Peele dovrebbe finalmente spiegarci chi-è-che-mangia-cosa, quando in una scena cruciale verso il finale la domanda viene posta con inequivocabile chiarezza (“Perché  proprio ai neri?”), la sua risposta è un malinconico “Non lo so, per me è lo stesso”.


   Forse davvero “Mississippi Burning” o “Il Colore Viola”  non sono ancora abbastanza lontani dalla coscienza filmica dei cineasti del duemila-quasi-venti. Ed io, che sono solo un ben pasciuto bianco di razza bianca chianina, posso solo chiudere qui, con rispetto, il discorso “politico” che c’è dietro “Get Out”...


    Mentre invece, da cinefilo di magro talento critico, applaudo volentieri a questo film sul quale, confesso, non avrei in partenza scommesso un soldo, e nel quale invece ho ritrovato una tensione scenica degna del miglior cinema (me la fate passare quell’incursione mnemonica che ho avuto verso “Shining” in alcuni passaggi del film?), una sceneggiatura ben sviluppata anche se solo per tre quarti (l’escape del finale è un po’ tirata per i capelli), ed un ottimo dosaggio di tutti gli ingredienti utilizzati, (piccoli) effetti speciali compresi.
Interessante.

 

   Ed auguri comunque per la notte degli Oscar.    

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