Regia di Jordan Peele vedi scheda film
Proprio una bella coppia quella formata dalla giovane bellissima borghese Rose, e dall'aitante nero Chris, artista fattosi da sé, orfano di entrambi i genitori.
Dopo quattro mesi di frequentazione è arrivato il momento di andare a far visita a papà e mamma di lei nella loro dimora in campagna: un noto chirurgo ed un psicologa che cura con l'ipnosi i casi più difficili, riscontrando buoni successi.
Il timore che la razza che divide i due giovani sia un problema tramonta subito nella mente del ragazzo grazie ad una accoglienza ricevuta in un ambiente di lusso certo, ma con modi rilassati e distesi che rassicurano subito l'ospite....tranne per un certo disagio di sottofondo. Quel sospetto di perfezione quasi diabolica, così poco umana o naturale che si insinua poco a poco nella mente di Chris, insospettito da quel fare così smaccatamente ed ostentatamente cordiale dei membri della famiglia, ed ancor più dal comportamento quasi amorfo della coppia di domestici neri che collaborano, apparentemente avvolti da una armonia invertita, la lussureggiante magione. Per non parlare di quello che succede il giorno dopo durante una festa all'unico nero del gruppi, un giovane mezzo spaesato che accompagna, non senza suscitare imbarazzo nel nostro uomo, una donna matura che non è certi sua zia.
Sulla sua pelle, Chris scoprirà di essere la nuova preda di un complotto diabolico ordito da una vera e propria setta. Meglio non dire altro per non svilire i punti salienti della vicenda macraba e incredibile.
Jordan Peele dirige un horror dagli evidenti sfondi social-razziali, e che guarda da una parte all'orgoglio nero, e dall'altra a certi capisaldi del cinema horror anni '70 (mi viene in mente, con gli opportuni adattamenti, a La fabbrica delle mogli).
Un horror maturo dalle basi saldamente aggrappate ad argomenti seri e dal contesto sociale preminente, che nel suo sviluppo non rifugge molti luoghi comuni né situazioni tipicamente studiate per accrescere la tensione che attanaglia lo spettatore sino ad un epilogo dove la cattiveria, comprensibilmente giustificata, si prende la sua coerente meritata soddisfazione.
Nella parte della coppia protagonista, Daniel Kaluuya è davvero bravo ad esprimere l'incredulita e poi l'orrore della sadica situazione in cui finisce per cacciarsi, mentre la sua "angelica" consorte Alison Williams è la fidanzata che ognuno sognerebbe....salvo ricredersi suo malgrado.
Tra gli altri interpreti riconosciamo Catherine Keener, affascinante madre psicologa ed ipnotista, e l'ottimo Caleb Landry Jones, fratellino della protagonista che nel finale cita maliziosamente uno tra i vandali drughi di Arancia Meccanica.
Da citare la bravura degli altri tre attori di colore (coloro che interpretano i due domestici e il "toy boy" della matura invitata alla festa) che, pur impegnati in ruoli di contorno, sono sorprendentemente bravi nel comunicare, senza tuttavia rivelare nulla apertamente, ma solo grazie a sguardi evasivi e sottilmente imbarazzati, la losca ed atroce verità di fondo che si cela addentro ad un complotto a dir poco macabro e diabolico.
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