Regia di Jordan Peele vedi scheda film
Horror, con curiosi elementi comici non troppo calibrati alla drammaticità di fondo, che ha il grande merito di distinguersi dalla massa di prodotti visti e rivisti incapaci di mostrare qualosa di nuovo. Sia chiaro, Jordan Peele, sceneggiatore e regista del film, si inventa poco, ma riesce a riproporre quanto già è stato scritto nel mondo della narrativa facendolo proprio. Peele attinge a piene mani dalla narrativa di fantascienza della golden age, immaginando la possibilità di spostare un cervello (e quindi un individuo) da un corpo a un altro, così da mantenere la giovinezza e la virilità propria del corpo rubato. Ironizza poi, con grande intelligenza, sulle doti superiori della "razza" afro-americana e sui luoghi comuni dei bianchi sui neri, per realizzare una sorta di film che ribalta il razzismo. Freddo e glaciale all'occorenza, pauroso per la potenza (tra l'altro effettiva) di tecniche come l'ipnosi e, al contempo, elegante e a tratti ai limiti del comico. In alcuni punti ricorda David Cronenberg (penso alla scena della tv che parla) in altri prodotti più vicini ai thrilling incentrati su tematiche quali serial killer o rete internazionale di espianto di organi. Tutti elementi questi che hanno permesso a Peele di conquistare un (generoso) Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale e tre ulteriori nomination (tra cui il miglior attore protagonista con Daniel Kaluuya).
Buona la colonna sonora, interessanti le interpretazioni tra le quali spiccano di Allison Williams (che passa da dolce a premurosa a fredda cecchina) e il debuttante Milton Howery Jr.
Grandissimo successo al botteghino. Costato quattro milioni e mezzo di dollari ne ha incassati duecentocinquanta due, permettendo a Peele di proseguire nella sua nuova carriera di regista.
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