Regia di Phillip Noyce vedi scheda film
Heatwave è stato il secondo lungometraggio girato da Philip Noyce (viene infatti subito dopo Newsfront, sua opera d'esordio con cui si "rivelò" in Italia vincendo a Taormina nel 1979). La pellicola rimane ancora adesso uno dei risultati più interessanti di una carriera partita molto bene, ma che alla distanza non è sembrata essere sempre corrispondente alle aspettative, con esiti a volte indubbiamente pregevoli, ma altre (ancora poù frequenti) molto meno interessanti. In quest'opera però il suo stile risulta cristallino e personale, un lavoro ben costruito che cerca (e trova) il suo equilibrio fra i toni e le denuncie di un "realismo" che potrei definire orientato sul sociale, e i colori e i guizzi immaginifici di un'ispirazione che sembra avere - almeno nello specifico caso - suggestioni e radici di ascendenza quasi surrealista. L'andamento decisamente adrenalinico, è ovviamente quello del "thriller" (d'autore naturalmente).
E' Sydney a far da sfondo alla vicenda, una città colta e fotografata in un periodo molto particolare, quello di un'eccezionale ondata di calore estivo che impregna di "sudore" tutta la vicenda. La storia parla invece di un'impresa immobiliare tutt'altro che cristallina e dai pochi scrupoli che per poter realizzare un lussuoso complesso residenziale per miliardari, cerca di cacciare dalle loro casette vittoriane (con le buone o con le cattive) gli abitanti di un vechcio quartiere popolare. Guidati da una giovane attivista (interpretata da un motivata e brava Judy Davis) gli inquilini tentano di opporsi alla demolizione, ma i promotori del progetto di "riqualificazione" che si chiama - guarda caso - "Eden", non esitano a ricorre alle maniere violente per ottenere il loro scopo. E' così che cominciano a "sparire" gradualmente proprio gli elementi più irriducibili, quelli più scomodi e combattivi, fatti evidentemente fuori dall'immobilaire senza scrupoli. Di fronte a un gioco tanto pesante e sporco che nasconde gli intrighi e le compromissioni (anche politiche) di quanti vorrebbero "mettere le mani sulla città", anche il giovane architetto che ha disegnato il progetto del complesso da costruire ha qualche tardivo rigurgito morale che lo porta a fare i conti con la propria coscienza... ed è così che si infiamma la competizione, in un crescendo sempre più parossistico che sfocia nel gran finale (dell'anno e del film) a King's Cross, quartiere a luci rosse della città, dove sotto una pioggia scrosciante l'intreccio arriva al suo drammatico epilogo. Accanto alla Davis, si muovono attori poco conosciuti da noi ma assolutamente in parte, e quindi perfettamente idonei a rappresentare i ruoli loro assegnati, che rispondono ai nomi di Richard Moir, Chris Haywood, Anna Jemison, Bill Hunter e John Gregg.
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