Regia di George Sluizer vedi scheda film
Ottimo thriller capace di tenersi lontano dai cliché e dalla retorica del cinema di genere americano.
Film thriller ben fatto e godibile, segnato da una sceneggiatura priva sia di errori grossolani che di cliché. La modalità con la quale, dopo la prima parte, viene mostrato il colpevole, è naturale ed elegante, in tutta la sua semplicità. Il colpo di scena dello svelamento precoce del rapitore, e la lenta (in senso positivo) entrata nella sua vita, è la prima sorpresa del film, alla quale seguono un altro paio di inaspettate svolte (una precede il viaggio finale, l'altra lo segue) sulle quali non posso dilungarmi per evitare di rovinare la visione ad un ipotetico spettatore (in un mistery thriller la si potrebbe, almeno parzialmente, rovinare).
La scrittura è decisa e brillante, e gli attori che danno vita ai fogli dello sceneggiatore svolgono il loro ruolo egregiamente, specialmente il grande Bernard-Pierre Donnadieu, un attore fenomenale, capace di veicolare gli sguardi sociopatici (ma mai privi di rilassata ironia) del suo personaggio con estrema naturalezza.
Film straconsigliato, specie se si è stufi dei thriller a stelle e strisce, caratterizzati dal solito appiattimento culturale, dalla loro solita prevedibilità, dal solito ammiccamento compiaciuto nei confronti della giustizia di frontiera (vendetta), dai soliti finali alla "vissero tutti felici e contenti" (almeno i buoni).
Il tema principale di questo ottimo film di genere europeo è quello dell'ossessione (che porta l'essere umano a distruggere se stesso nel vano tentativo di esser soddisfatta), il secondo è quello della meticolosità della preparazione del killer, che a me viene sempre da paragonare a quella del cineasta, il quale deve, per poter realizzare la sua opera, progettare con accuratezza la complessa ossatura della settima arte.
Voto: 7
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