Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Uno dei film più criptici ed ermetici di Herzog, poco narrativo, ma tutto sommato decifrabile tra le righe, nei suoi significati fondamentali. Se è vero, come scrisse giustamente Grazzini che l’opera herzoghiana intende proporsi come «un’illuminazione metafisica sul tema dell’Infelicità», si può interpretare anche come un invito a penetrare a tutti i costi gli enigmi della Natura. In più, il regista sembra anche affrontare, per mezzo del personaggio del veggente Hias, il discorso sul ruolo dell’artista, destinato a parlare per simboli, a prevedere i disastri provocati dall’agire umano, ma sprovvisto degli strumenti per evitare le sventure. Con “Cuore di vetro”, Herzog propose un’esperienza visiva ed intellettuale, che per arrivare ci mise otto anni, molto di più di quanto impiegò lo stesso regista tedesco ad andare a piedi da Monaco a Parigi per allungare la vita a Lotte Eisner.
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