Regia di Mario Bianchi vedi scheda film
Un cantante napoletano torna a casa dopo dieci anni trascorsi negli Usa, dove ha fatto successo. Il motivo del ritorno è grave: vuole scovare l’assassino del fratello; ma imprevedibilmente l’uomo troverà anche un figlio sconosciuto, ormai grandicello, avuto da una vecchia relazione.
Il filone della sceneggiata partenopea, che era rifiorito negli anni immediatamente precedenti grazie a Mario Merola e al regista Alfonso Brescia, alla fine degli anni Settanta conosce un nuovo protagonista: Mario Da Vinci, cantante melodico napoletano con prole al seguito, ovverosia il piccolo Sal Da Vinci (classe 1969). Per il bambino si tratta di un esordio tutt’altro che inaspettato, visto che aveva già calcato il palco dal vivo più volte, in compagnia del genitore; Napoli una storia d’amore e di vendetta è la loro seconda pellicola insieme, a un anno di distanza da Figlio mio sono innocente!, diretto da Mario Caiano. Si tratta della messa in scena di un lavoro teatrale con i medesimi protagonisti, scritto da Alberto Sciotti, che qui figura come autore di soggetto e sceneggiatura. Naturalmente gli ingredienti sono quelli noti al pubblico: drammatizzazione eccessiva, personaggi caratterizzati frettolosamente, dialoghi colmi d’enfasi, il tutto in un brodo caldo di buoni sentimenti. Ben assortito il reparto attori: oltre ai due già citati troviamo infatti Paola Pitagora, Richard Harrison, Nunzio Gallo, Maria Fiore, Aldo Bufi Landi e Gianni Dei. La scelta di Mario Bianchi come regista è sufficientemente felice: capace fino a quel momento di confezionare commedie scollacciate, spaghetti western e poliziotteschi, non deve aver trovato particolarmente complesso mettere insieme un lavoro come questo. 2,5/10.
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