Regia di Mark Sandrich vedi scheda film
Jerry corteggia la bellissima Dale che lo crede sposato con la sua amica Madge, la quale a sua volta crede sia suo marito Horace a provarci con Dale; così Horace si trova costretto a confessare di aver corteggiato una certa Violetta mentre Jerry si becca un ceffone da Dale. Una pietra miliare del cinema, definirlo musical è riduttivo!
Lo splendore del cinema in tutto il suo candore.
Era il 1935 e, alla soglia dei 90 anni suonati (nel vero senso della parola), “Cappello a cilindro” non mostra la benché minima ruga, il suo fascino non è minimamente scalfito dal tempo, la sua eleganza non restituisce assolutamente il senso di sorpassato, semmai è il moderno a non reggere il confronto.
Senza voler essere bacchettoni e ostentare un fastidioso perbenismo, bisogna riconoscere che la classe, la signorilità, la levatura di stile e morale dell’epoca fa impallidire il presunto progresso e l’ostentata modernità odierna.
Senza moralismi per carità, ma avercene di stoffa e spessore di personaggi del calibro di Fred Astaire.
Un artista (in senso pieno) con una cifra comica fuori dal coro e dal comune, mai pungente ma al tempo stesso anticonformista, mai critica ma comunque una satira garbata e sottile di quella società affetta da narcisismo cronico facente parte di una presunta classe elitaria, quella sì perbenista e raramente per bene.
Da quel mondo dal fare supponente e ipocrita, Fred Astaire sembra prenderne le distanze e rifiutarne l’appartenenza, lasciando che fosse il favore del pubblico e la sua arte a garantirgli il lascia passare nell’olimpo dei giganti, incurante dell’approvazione di una casta che si nutre di adulazione e che in cambio d’essa ti concede, tenace dinanzi ai giudizi sferzanti emessi frettolosamente nei suoi confronti.
Questa pellicola riflette appieno il carattere del suo superbo protagonista, la sceneggiatura è scandita da una costante ed elegante ironia nei confronti dei manierismi di chi si atteggia come snob, preferendo un approccio alla vita leggero, distaccato, fluttuando sui giudizi e le ipocrisie senza rancori o malumori, gioendo della vita senza condizionamenti di inutili (e talvolta dannose) inibizioni dettate dal fare comune.
Il film è scritto che è una meraviglia: i dialoghi, che spasso!, gli intrecci e il gioco basato sugli equivoci, che spettacolo!
Divertenti i personaggi di contorno (i battibecchi tra l’impresario Horace Hardwick e il suo cameriere personale -che parla in prima persona plurale- sono da antologia), sono i due protagonisti a illuminare la scena.
Ginger Rogers bellissima e bravissima come non mai, nel ballo come nella recitazione, dal taglio ironico ma profondo, mai superficiale. Che brava nel dar voce al pezzo “The piccolino”.
Le musiche e le canzoni appunto: stupende. . .è un’estasi totale i 5 minuti pieni sulle note di “Cheek to cheek”, si è forse dinanzi alla più bella sequenza di ballo della storia del cinema, di sicuro una delle più iconiche.
È un film che non ha (volutamente) la pretesa di essere perfetto, è leggero, (s)canzonato, ha la genuina voglia di non prendersi mai sul serio, proprio per questo riempie il cuore dello spettatore che è una meraviglia, restando sempre dalla sua parte, prendendolo per mano e portandolo a danzare, spingendolo a sognare, facendolo sentire all'altezza. . .non è mai snob, appunto!
È una pellicola da vedere assolutamente in lingua originale, le espressioni italianizzate fanno parte del divertimento.
“Oh dirindina” che film!
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