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Un borghese piccolo piccolo

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Un borghese piccolo piccolo

di John_Nada1975
8 stelle

Forse il più bel film italiano, e al contempo il "meno italiano" per quanto è duro, caustico, assolutamente non conciliante in alcun modo, almeno tra quelli prodotti nel "Belpaese"(altro titolo dello stesso anno di Salce,  molto minore rispetto a questo, ma con alcuni punti e volti di contatto tipo Paolo Paoloni), degli anni '70.

Stà al 1977, come nessun altro prodotto e realizzato in quel fatidico, cruciale anno.

Parzialmente travisato da alcuni tra i maggiori recensori "ideologizzati" a sinistra nel momento in cui uscì(basta leggere la risibile conclusione di Kezich nel "Nuovissimo Mille Film" 1977-1982 dalla sua recensione su Panorama) quando non è un film nè di destra né di sinistra troppo enorme e superiore, le trapassa e rende superate, irritanti, totalmente inutili e speculari come già erano allora, entrambe.

Riesce ad essere mille cose insieme, anche uno dei migliori e più drammatici film sul giustizialismo privato mai fatti nel ricchissimo filone dei settanta, almeno in Europa, e persino nella sua seconda parte tra "riconoscimenti all'americana" dal giudice istruttore, e poliziotti camuffati da banditi in commissariato, una versione "adulta" e simbolista del trucidismo da poliziesco italiano allora imperante, mentre certe sequenze visionarie, allucinanti tra grottesco e tragedia come quella dell'iniziazione massonica nell'ufficio-magazzino da spedizioniere o imprenditore edile scrauso(autocitazione monicelliana di "Vogliamo i colonnelli" e quindi del golpe Borghese), delle bare esplosive per i gas accumulati, accatastate nei magazzini del Verano e in attesa di un "loculo" per essere tumulate tra un caos inenarrabile di dolore e grida di strazio dei parenti, potrebbero essere state girate da Fellini, e non da Monicelli.

Vorrò dire una cosa ormai puerile rimarcando la statura drammatica, tragica intinta all'acido prussico della disperazione, di Sordi/Giovanni Vivaldi, ma sono tutti eccezionali, a partire da un grande naturalistico "Candido" Crocitti/Mario Vivaldi, e superfluo elogiare un grandissimo come Romolo Valli/Dottor Spaziani, in perenne guerra contro la forfora e la concentrazione intellettuale, ma basterebbe in un ruolo piccolo piccolo nel finale, Renato Scarpa come cattivissimo parroco di una religione punitiva e non da Concilio II°, il quale consapevolmente/inconsapevolmente rovina pure il funerale di una disgraziatissima brava donna come la Amalia di Shelley Winters, e quel che è peggio, dopo tutto ciò a cui si è assistito, ha persino pienamente ragione come l'unico con vera consapevolezza intellettuale di quello che è accaduto, senza neppure saperlo.

STREPITOSA l'apparizione di Ettore Garofolo "coatto da strada" di giornata nuovo possibile bersaglio del "giustiziere" mansueto Vivaldi, a dichiarare le radici comuni pasoliniane se ce ne era bisogno, dell'autore del romanzo originale.

Peccato PPP non abbia fatto in tempo a vedere e poter giudicare un'opera cinematografica così densa, stratificata e potente, ma soltanto la fonte letteraria.

Che peccato Cerami sia poi divenuto anche lui così "d'apparato" da essere persino "responsabile cultura" e "ministro ombra" della stessa, per il PD.

Soltanto "migliorato" da solito/i master precedente/i dei DVD, ma comunque finalmente portato ai 720p del recente BD spagnolo ovviamente bootleg, "Un Burguès Pequeno Pequeno".

 

John Nada

 

 

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