Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
I dialoghi feroci e sbruffoni sono saturi di un umorismo nero, cattivo e beffardo da cui si è stregati, che peraltro è la cifra stilistica più personale di Tarantino.
Si era guadagnato il favore di critica e pubblico già con Le iene, ma è con Pulp Fiction che Quentin Tarantino è incoronato con l'alloro dei grandi cineasti. Un pastiche impareggiabile, plasmato con scrupolo estremo (non c'è inquadratura imperfetta), conoscenza capillare del mondo pop (cinema, fumetto e narrativa convergono sotto l'hard boiled) e incandescente fervore filmico (gli ammiccamenti a capolavori e B-movie si sprecano). L'organizzazione in cassettoni temporali è godibilmente involuta; i dialoghi feroci e sbruffoni (copione, premiato con l'Oscar, di Roger Avary e del regista) sono pregni di un umorismo nero, cattivo e beffardo da cui si è stregati, che peraltro è la cifra stilistica più personale di Tarantino; i parecchi personaggi – dal duo di balordi John Travolta e Samuel L. Jackson a Uma Thurman femme fatale, dall'elettrico pugile Bruce Willis al rapinatore Tim Roth, dallo stesso Tarantino a Christopher Walken in divisa – sono tutti straordinari e fulminanti. E il barbaro e sporco microcosmo che viene a profilarsi si rivela l'archetipo, trattato con vivo e struggente affetto, di un genere umano allo sbando. Sequenze cult a grappoli: la truce uccisione preceduta da Ezechiele 25:17, la gara di ballo, l'overdose, la rocambolesca ripulitura dell'automobile impiastricciata di sangue su consiglio del signor Wolfe (un Harvey Keitel da elogio), lo stupro, la chiusa.
Colonna sonora eclettica, con brani di Al Green, Chuck Berry, Kool & the Gang e Dick Dale.
♥ Film ECCELLENTE (9) — Bollino ROSSO (vietato ai minori di 14 anni)
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