Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
ANALISI, IPOTESI, ILLAZIONI E SUPPOSIZIONI PER EVENTUALI CHIAVI DI LETTURA ALTERNATIVE SU UN’OPERA NON CONVENZIONALE.
Credo proprio, dopo molteplici visioni di questo “must” del cinema, di essere pervenuto a alcune certezze relative e, nel contempo, a alcune incertezze destinate a rimanere tali.
Una certezza a caso: leggo sulla presentazione “genere “gangster”. Oh certo, i gangster ci sono, ma non sono dei gangster convenzionali come quelli che siamo abituati a vedere nell’ortodossia dei film sul tema. I gangster di Quentin si comportano, parlano e subiscono una serie di situazioni, parole e imprevisti assolutamente inaccettabili in qualsiasi altra opera degna di essere annoverata nel genere gangster. Sarebbe come asserire che film tipo “I Due Marescialli” con Totò e De Sica, oppure “ I Due Carabinieri” con Verdone e Montesano facciano parte del genere poliziesco. Enfatizzando un briciolo di più, alla stessa stregua potremmo considerare “I Fanciulli del West” con Oliver Hardy e Stan Laurel, un film di genere western. Sono paragoni esagerati in quanto Tarantino si differenzia notevolmente da tali opere, ma le difformità consistono in aspetti che non inficiano le summenzionate considerazioni.
La più eclatante consiste nel linguaggio esasperatamente scurrile, a volte abbinato a scene non propriamente caste, e per questo motivo, giustamente, il film era vietato ai minori di 18 anni (così era inizialmente, poi, per accondiscendere a meri interessi commerciali legati alla tv, il divieto è stato ridotto poco deontologicamente ai minori di 14 anni). Tale caratteristica non deve però essere intesa negativamente per noi adulti e vaccinati, bensì come un aspetto indispensabile nell’ottica tarantiniana per poter sortire lui, e apprezzare noi, l’effetto voluto.
Un’altra certezza: in Pulp Fiction Comedy (aggiustamento al titolo) lo spettatore, ammesso che ci sia ancora qualcuno che lo debba vedere per la prima volta, dopo un iniziale attimo di sconcerto in cui non può fare a meno di porsi la domanda “ma questo ci sta prendendo per il fondello”, viene poco a poco incuriosito e affascinato (sempre che regga alle immagini forti e al turpiloquio sfrenato e ostentato) dallo stile, dalla tecnica e dalla bravura di quel genialoide di Tarantino. Questo è il meccanismo che fagocita lo spettatore: riuscire a sintonizzarsi nella giusta frequenza guardando il film attraverso la lente di conversione tarantiniana che consentirà di godere appieno dell’intelligente / demenziale sarcasmo dei dialoghi e delle irresistibili situazioni. Situazioni che non si sarebbe certamente disposti ad accettare in altri contesti.
Già, le situazioni, ovvero le vicende principali parrebbero tre e, come ormai noto, non vengono esposte in sequenza ma secondo una cronologia che le inanella facendo ricorso a quelle che in letteratura si chiamano analessi e prolessi; in breve, la prima racconta un fatto accaduto in precedenza, e la seconda racconta eventi che accadranno in futuro.
Ma non sono le tre vicende in sé a costituire la trama del film, ho maturato un’altra certezza in merito:
-La trama! Quale trama? Ho visto numerose volte il film e non mi sono accorto di alcuna trama! Già, non credo ci sia una trama nel senso ortodosso del termine, ci sono delle SEQUENZE (*1) apparentemente slegate tra loro, girate in modo molto particolare ma tutte allo scopo di preludere a quelli che rappresenteranno la vera ossatura del film : GLI IMPREVISTI (*2).
(1)LE SEQUENZE preliminari si implementano in ordine casuale, e tra queste:
la scena con Jules e Vincent prima di entrare, e poi, in casa di Brett (bellissima l’apparentemente assurda disquisizione sull’opportunità, o meno, di massaggiare i piedi alla donna di un altro - in questo caso di Marsellus -, vera maestria di Tarantino nel saper includere una tipologia di dialoghi surreali che a nessun altro sarebbe mai venuto in mente di inserire in tali situazioni).
La scena “rossa”, girata all’interno del locale dove Marsellus Wallace riceve e prende accordi prima con Butch e poi con Vincent.
La prima scena a casa di Lance, quando Vincent si reca da quest’ultimo per acquistare eroina.
La scena al locale Jack Rabbit (bellissima con tutti i suoi riferimenti, compreso il cameo di Buscemi nei panni del “cameriere “ Buddy Holly ) con la twist-performance tra Mia e Vincent sulle note di "You never can tell" di Chuck Berry che pare sia stata un omaggio di Tarantino, oltre che allo stesso Travolta, a Godard per il film del ’64 “Bande à Part” (non mi convince invece l’allusione a 8 ½ di Fellini per il twist tra Pisu e la Steele ).
C’è una sola sequenza che non ha diretti coinvolgimenti con qualche imprevisto, o meglio , li precede di anni, alludo al grottesco panegirico del capitano Koons rivolto al piccolo Butch per spiegare a quest’ultimo l’odissea, non sempre immacolata, che l’orologio oggetto della sua visita ha dovuto attraversare per giungere fino a lui.
(2)GLI IMPREVISTI rappresentano il clou dei momenti tragicomici dell’opera, con situazioni perfettamente in bilico tra la suspense e la commedia esilarante al top sia per la comicità intrinseca dell’imprevisto, sia per l’atteggiamento dei protagonisti. In ordine cronologico (del film) il primo imbattibile imprevisto è l’overdose di Mia Wallace che ci offre una sequenza veramente da sballo (tanto per stare in tema) con l’emergenza in casa di Lance gestita da una sceneggiatura in stato di grazia che culmina con l’iniezione di Vincent al cuore di Mia. Questa dell’iniezione è davvero irresistibile (pare sia stata girata al contrario) e vi propongo di chiudere gli occhi e immaginarla girata con Oliver Hardy nei panni di Lance, e Stan Laurel nei panni di Vincent (con le voci dei due storici comici); constaterete quanto ci possa stare:
(( Stanlio: “ Ollio dimmi cosa devo fare”
Ollio: “ devi fare cosi, come se volessi pugnalarla (e fa tre volte il movimento con il braccio)”
Stanlio: “ Devo pugnalarla tre volte? ”
Ollio: “ ooooohhhh no, non devi pugnalarla tre volte, una volta sola ma con forza, devi trapassarle lo sterno, beccarle il cuore e poi premere sullo stantuffo”
Stanlio: (piagnucolando) “ iiiiiihhhh, l’ammazzerò, morirà e io ne sarò l’assassino “.
Ollio: “ Ooooohhhhhh non ti preoccupare, prendi bene la mira e colpisci”…:-)))
Altro “imprevisto” da manuale e altrettanto irresistibile segue la sequenza preliminare di Butch con Fabienne (e tutto ciò che precede inerente Butch, l'incontro con Marsellus, match di pugilato e viaggio in taxi). La dimenticanza dell’orologio da parte di Fabienne è l’input prima dell’ ”incidente” in cui perde la vita Vincent, poi di un altro memorabile quarto d’ora, quello al banco dei pegni di Maynard:
Butch esce dall’appartamento e si mette al volante ma…(caso vuole) incontra Marsellus che sta attraversando a piedi l’incrocio e…dopo ciò che è a tutti noto, entrano (prima Butch e poi Marsellus che lo sta inseguendo) in uno strano negozio… si tratta del banco dei pegni di un certo Maynard. Naturalmente, come tutti I banchi pegni che si rispettino, anche questo ha nello scantinato uno “storpio” prigioniero e, ovviamente, il gestore è un pericoloso maniaco che, chiamato un amico poliziotto altrettanto temibile, dà origine a quella che per alcuni è la scena più turpe e, nel contempo, tra le più esilaranti del film.
Solo Tarantino è in grado di elaborare una sceneggiatura e una scenografia del genere. Avete notato le museruole con pallina rossa? (L’immagine di Butch e Marsellus che, esterrefatti con la pallina in bocca, si stanno domandando cosa mai possano volere quei due passerà alla storia); e lo storpio? L’idea di presentarci un simile personaggio con un’improbabile tuta in cuoio con tanto di cerniera sulla bocca è già di per sé memorabile, ma anche il relativo dialogo tra Maynard e Zed non è da meno. Zed :“ prendi lo storpio”; Maynard :“ ma forse adesso sta dormendo”! (E’ vero, lo teniamo rinchiuso prigioniero in un baule però, se dorme, ci spiace disturbarlo).
Superfluo poi commentare il prosieguo della scena che, se non si è troppo sensibili alle immagini forti, continuerà a gratificarci a ogni visione con i suoi esilaranti dialoghi e un solo interrogativo: a cosa alluderà Marsellus quando, con voce rauca, rivolge a Zed le parole " Con te non ho finito manco per il c..., ho una cura medioevale per il tuo culo"! Non viene esplicitato ma...un paio di ipotesi potremmo azzardarle:-)))
Il terzo “imprevisto” all’origine di un’altra scena da Oscar ci viene regalato dal colpo sparato in auto accidentalmente contro il povero Marvin, il quale, dopo averla scampata a casa di Brett, nulla ha potuto contro la sbadataggine di Vincent. E con questo escamotage origina tutta la vicenda con Tarantino nelle vesti di Jimmie (che si preoccupa della potenziale reazione della moglie ma non del morto in auto), con l’allucinante personaggio di Wolfe (ma dove mai avremmo accettato un "solutore di problemi” se non in questo film). Non passi poi inosservato che, in conseguenza di questo terzo “imprevisto”, Tarantino ne elabora un quarto, ovvero la rapina andata (quasi) male economicamente ma bene per la salute di “Zucchino e Coniglietta” (Jules li ha graziati grazie alla crisi mistica in cui è entrato).
Tutto il film è impregnato di dialoghi degni del miglior teatro dell’assurdo, di malintesi ed equivoci che solo Tarantino con la sua cinefilia e fantasia ci poteva regalare. Grazie a questa sua sterminata cultura cinematografica ha infarcito la pellicola con centinaia di riferimenti a marchi, nomi , film, cartoni, persone e personaggi non semplici da riconoscere ma facilmente reperibili in rete.
Mi è capitato di leggere pareri negativi su John Travolta accusato di eccessiva stupidità, ma vi pare che nel film ci sia qualche personaggio serio? A parte Marsellus Wallace, forse solo a Paul, il cameriere del locale base di quest’ultimo, Tarantino non ha riservato una parte da clinica psichiatrica. Lo stesso Jules potrebbe sembrare inizialmente (nonostante la parrucca ricciolina voluta da Quentin) più serio e capace di incutere timore, ma dall’incidente “Marvin” in avanti anche lui ha un “rientro”. Winston Wolfe? Abbiamo mai visto Harvey Keitel in una parte apparentemente seria ma tanto improbabile e assurda come questa?
E Willis? Sembrerebbe un temibile pugile capace di elaborare un colpaccio redditizio ma, purtroppo, Tarantino ha preteso anche per lui il tarlo della stupidità infettandogli il cervello con il virus dell’orologio replicante. Christopher Walken solitamente lo vedevamo in parti seriose, nel lungo cameo a lui riservato diventa il patetico e ridicolo capitano Koons (non di più dei componenti l’albero genealogico di Butch peraltro). Accenno di sfuggita poi a Zucchino e Coniglietta, Maynard e Zed, Fabienne e Jodi, Lo Storpio, tutti più o meno fuori di melone seguendo la parte a loro riservata da quel genialaccio di Quentin.
Le “ scopiazzate” d’effetto con Tarantino diventano “d’autore”. Il cosiddetto “Mac Guffin” della valigetta dal contenuto luminoso, il Mexican Stand Off della scena finale alla tavola calda, la fasulla citazione ripresa dalla Bibbia e recitata come un’orazione funebre da Jules, tutta la “fiera” dell’assurdo orchestrata con esemplare maestria concorre all’accettazione di quella violenza esplicita ed eccessiva come ingrediente necessario e teso a suscitare ilarità.
Un ultimo appunto riguardante un’altra particolarità che richiede attenzione per poterla rilevare: la colonna sonora è limitata a poche sequenze (nel locale di Marsellus, al celeberrimo twist del ballo Mia / Vincent e in poche altre); in compenso, nelle molte scene senza musica non c’è quasi mai silenzio, bensì si sente regolarmente un qualche suono che va dal rumore del traffico (esempio a casa di Brett e al motel), al vociare condominiale (casa di Butch), al rumore di un tagliaerba mentre il capitano Koons sproloquia con il piccolo Butch.
P.s. Su tal Tarantino Quentin:
Sbirciando qua e là pare proprio che più d’uno ritengano il trentunenne Quentin Tarantino ( all’epoca di Pulp Fiction) un mezzo depravato con il culto della violenza e del turpiloquio. Addirittura c’è chi ha tirato in ballo il dott. Lombroso con le sue teorie di antropologia criminale (mai comprovate e prive di fondamento scientifico) identificando nel povero Quentin quelle inquietanti caratteristiche morfologiche che tali riprovevoli comportamenti dovrebbero giustificare (no comment)!
Non ho avuto il piacere di conoscerlo di persona ma ho sentito qualche intervista e letto molto su di lui, del fatto che non ha mai conosciuto il papà Tony e del forte legame che, all’età di due anni, instaura con il papà adottivo dal quale però la mamma Connie divorzia otto anni dopo. Vive gli anni dell’adolescenza tra la precarietà degli studi e una passione per il cinema che lo porterà a scrivere la sua prima sceneggiatura a soli 14 anni; abbandona la scuola per dedicarsi tout court alla recitazione prima, e alla sola sceneggiatura poi, per cui, probabilmente, a causa del precoce abbandono scolastico la sua cultura generale potrebbe non essere al top, ma in compenso la sua cultura cinematografica è a livello planetario. Sono convinto e mi piace pensare Quentin come un ragazzo buono, disponibile, solare, simpatico e, più che altro, dotato di dirompente fantasia e di una curiosità incontenibile per tutto ciò che ha attinenza con il mondo del cinema. Sicuramente una persona piacevole con la quale trascorrere piacevoli serate in pizzeria o al pub, esattamente il contrario di quanto asseriscono i detrattori che ostinatamente non sanno, o non vogliono, leggere tra le righe dei suoi originalissimi file mentali.
Non vorrei essere offensivo quindi non concludo con le parole “da vedere” ma, semmai “da rivedere". Forse mi sono dilungato eccessivamente e me ne scuso, a forza di scrivere s’è fatto tardi. Eventualmente dopo cena potrei pensare a un' ulteriore rilassante visione
(salvo imprevisti ovviamente :-))).
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