Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Storia di gangster, di killer, di rapinatori balordi e di un pugile suonato ma non troppo, con una valigetta dal contenuto misterioso che fa da MacGuffin. Ciò che conquista è la costruzione narrativa a incastro, per cui tutto finisce nella tavola calda da dove si era partiti (mentre il vero finale cronologico, che prevede la morte di Travolta, si mimetizza là in mezzo) e nel frattempo abbiamo assistito a uno stravolto ritorno all’ordine: il pugile fa fuori i sadici e scampa alla vendetta del boss, Wolf risolve i problemi, il killer si converte dopo aver assistito a un miracolo e risparmia i due pivelli (“La verità è che tu sei il debole e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, ci sto provando con grande fatica a diventare il pastore”). Un frullato di generi, un citazionismo a volte gratuito (due amici che si chiamano Jules e Jimmy, mah) ma grondante entusiasmo cinefilo. Soprattutto una sceneggiatura impeccabile, che non teme di perdersi in interminabili dialoghi su argomenti insignificanti e inanella una serie di battute irresistibili. Ottime interpretazioni, anche nei ruoli minori (caso limite Walken, che compare in un’unica scena). Magari alla fine può venire il sospetto che sia un formalismo un po’ fine a stesso: però, quando i risultati sono questi, ci si abbandona volentieri alla visione.
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