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Pulp Fiction

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Pulp Fiction

di LAMPUR
10 stelle

Perché tornare oggi, a Tarantino consacrato, su uno dei più bei film della Storia? Magari per notare come Quentin, col tempo, si sia sempre più avvinghiato ai suoi schemi scartavetrando spesso l'acqua calda, e sottolineare come in PF, invece, nulla sbavi e tutto s'incastri a puntino come sabbia tra i ciottoli senza lasciare una sola pausa di vuoto cinematografico, ed osservare ancora quanto i dialoghi di illogico fascino e garruli richiami feticisti (non solo fisici, voglio credere che McDonald's nel periodo abbia moltiplicato le vendite) non raggiungeranno mai più vette simili.

C'è spazio anche per infinite arguzie di mdp dove già una scena risulterebbe densa di suo, per creare leggenda attorno agli orologi depositati in diversi ani (proprio con una enne sola), per ricreare il mito del ballerino triste e ragnatelato Travolta, per riavvicinare il popolo a bibbie di fantasia dove un clone Ezechiele la sa più lunga del suo originale, per un leggendario pulp che elegantizza cauterizzando ogni didascalico concetto di violenza (la testa esplosa in auto è un must come decine di altre scene che diverranno cult inarrivabili) come riuscirà a pochissimi da allora in avanti - una follia frenetica replicata, in seguito, a fatica dallo stesso Quentin -.

La sequela d'intrecci e di situazioni affabulano come in rare altre occasioni d'epoca (la rapina al ristorante, prologo ed epilogo apparenti in un nastro di Moebius dove tutto (si) succede atemporalmente, esalta e si esalta grazie anche ai personaggi, tirati ferocemente a molla, che si gigioneggiano fantasticamente addosso).

Lo sdoganamento dello splatter viene fatto digerire agli stomaci più delicati infarcito di caustico sarcasmo e scheggiato di estrema demenzialità.

Pulp fiction strema qualsiasi utente che si appresti alla visione con disaccorta arrendevolezza.

Ma lo forgerà per il futuro, dove tra killbillerie e bastardate varie, il nostro eroe se la giocherà più di strafottente fioretto che di vergine katana (verrebbe da dire, stile Samuel L. Jackson, “non è (sarà) lo stesso campo da gioco, non è (sarà) lo stesso campionato e non è (sarà più) neanche lo stesso sport”).

Fiction pulp insuperata. E probabilmente insuperabile.

 

 

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