Regia di Mattia Colombo vedi scheda film
Uno sguardo ravvicinato sulla vita quotidiana, fuori dal palco, dei componenti della band Elio e le storie tese.
Di musica ce n'è tanta, in questo documentario su un gruppo di musicisti eccezionali, per quanto atipici; ma il fulcro della narrazione, che parte dall'esibizione a Sanremo del 2016 e si chiude con lo show al Forum di Assago presumibilmente tenutosi un paio di mesi più tardi, è la vita quotidiana giù dal palco dei componenti di Elio e le storie tese. Elio e Mangoni che tornano al liceo in cui si incontrarono quasi quarant'anni prima; Cesareo che gioca con le macchinine telecomandate; Faso e la sua squadra di baseball; Christian Meyer che insegna a suonare la batteria a dei bambini; Rocco Tanica ripreso durante un impegno televisivo; Jantoman che ripara una tastiera nel suo studio; tante sono le curiosità e i momenti 'veri' (per quanto le riprese permettano, insomma) contenute in questo Ritmo sbilenco, che prende peraltro il titolo da una canzone del gruppo contenuta in Figgatta de blanc, il suo ultimo disco. Vittorio Cosma e Paola Folli rimangono invece un po' in secondo piano, ma in sala prove con la band sono protagonisti di alcune sequenze di sicuro interesse per gli appassionati di Eelst e più in generale per chiunque ami la musica dal vivo, considerato sia il talento del gruppo che la produzione che lo sostiene (sorprendente, per es., la scena in cui Mangoni va a provare alcuni costumi da usare sul palco), affascinante da osservare da dietro le quinte. Il regista Mattia Colombo aveva già diretto alcuni altri documentari, tra i quali Alberi che camminano (2015), con Erri De Luca. 6,5/10.
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