Regia di Tung-Shing Yee vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2016 - SELEZIONE UFFICIALE
C'era una volta il Terzo Maestro del Palazzo di Spade, il migliore guerriero e spadaccino di una notte dei tempi trionfo di imperi orientali fortificati e battaglie all'arma bianca. da tempo l'uomo ha fatto perdere tracce di sé per un rifiuto della violenza che ha sempre portato dietro la sua indiscutibile attitudine all'arte guerresca, diffondendo notizie riguardanti la sua probabile morte. Per tale motivo si spaccia per umile servitore al soldo di un bordello, dove conta di annientarsi e finire i suoi giorni nell'anonimato.
C'è poi Yan, un abile guerriero senza fama e senza, tutto tatuato, persino nel viso, circostanza che gli conferisce la nomea di nascondere l'identità del Terzo Maestro.
Egli in realtà non fa nulla per apparire tale, ma anzi desidererebbe incontrare il suo isolo per combattere insoeme a lui ed affinare la sua arte.
Come terzo incomodo tra i due una donna: Qiudi, principessa per ben due volte abbandonata all'altare dal Terzo Maestro, e per questo sfiduciata e colma di rancore, in cerca di vendetta. La donna pertanto non avrà difficoltà a sedurre Yan per indurlo ad uccidere il suo ex amante, colpevole di questo ripetuto inganno nei suoi confronti.
Fumettone wuxia del più tradizionale (e stravisto, se non scontato) dei filoni, con sfondi e scenari magniloquenti che escludono ogni naturalità d'ambientazione a favore di una continua ricostruzione da studio, visivamente anche appariscente ed accattivante, ma anche testimone rivelatore di un proditto tutto ricostruito a tavolino, perduto nella notte di un tempo passato che non c'è mai stato e riconduce tutto al fantasy più incontenibile.
Stante queste caratteristiche, non si capisce nemmeno la necessità di conferire alla storia questa complessità narrativa che appare ininfluente in un prodotto che punta tutto sull'incanto visivo stordente e senza limiti.
Prodotto da Tsui Hark e diretto dallo specialista action Tung-Shing Yee, il film è infarcito dei soliti voli acrobatici e delle lievitazioni innaturali che potevano incantarci una quindicina di anni orsono, ma che ora appaiono solo come ridondanze futili e puerili, mera costruzione visiva per accontentare l'occhio almeno lungo una prima mezz'ora di scenografie indubbiamente accattivanti.
Tutto il resto meccanica, scontata, e ripetuta routine.
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