Regia di Mehdi Fard Ghaderi vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2016 - SELEZIONE UFFICIALE
Come promette (o minaccia, a seconda dei casi) la locandina, il regista iraniano Medhi Fard Ghaderi ha fatto più di De Palma in Omicidio in diretta, più di Sokurov in Arca Russa: di più in quanto il piano seguenza dura ininterrottamente due ore e mezza.
Un treno fermo per un guasto, la macchina da presa si avventura tra i corridoi, sin dentro gli scompartimenti, a rapire attimi di intimità di famiglie, persone che si conoscono, altre che si sono appena conosciute per l'occasione.
Corridoi lungo i quali la vita scorre nelle vicissitudini private di ogni gruppo dei suoi passeggeri, che si lasciano la staffetta rendendoci parte, uno alla volta in ordine apparentemente casuale, delle singole problematiche che affliggono ogni nucleo familiare.
Il regista inoltre, ed è qui la genialità di Immortality, riesce a riprendere ogni volta ogni singola vicenda, tornando talvolta indietro nel tempo, riprendendo la storia da piccoli particolari il cui esplicitarsi abbiamo già visto.
Creando quindi un assurdo temporale, tenendo conto che il piano sequenza continuo dovrebbe assicurare una continuità temporale obbligatoria.
Quindi, per ricapitolare: la macchina da presa procede ininterrotta a registrare il tempo che passa, ma le storie private dei vari protagonisti, offrono talvolta qualche spunto, qualche dettaglio che ci fa capire che in realtà in quel treno fermo chissà dove, il tempo si è fermato, o addirittura tende a tornare indietro.
Un limbo vero e proprio, una sospensione temporale in cui ognuno dei passeggeri ha la possibilità di fare un bilancio della propria esistenza, spesso di fronte ad un bivio cruciale.
Probabilmente l'immortalità richiamata dal titolo si ritrova li, in quel limbo, tenendo anche conto che la vita, ma soprattutto la morte, la sua influenza, la sua presenza, si avvertono e fanno da continuo refrain alle storie che si intersecano, si abbandonano, ma si rincontrano nel corso di una continua rincorsa tra i corridoi dei vari vagoni.
Come in Arca Russa ci viene subito alla mente quanto tempo di gestazione il film abbia necessitato: mesi di prove, tentativi studiati al dettaglio per far sì che le dinamiche dell'intreccio tra le storie non potessero subire falle od inconvenienti, tranne le incongruenze temporali scientemente organizzate: in questi casi il film definitivo è quello necessariamente "buono alla prima", perché è un film la cui gestazione dura esattamente tutta la sua durata.
Che poi è pure la durata dichiarata in modo ufficiale dal personale del treno, del tempo in cui il treno rimane fermo per le problematiche tecniche riscontrate.
Non certo semplice da seguire, ma anzi complesso nel suo continuo intercalare storie intime ed intrighi familiari, storie di ricerca di speranze per un futuro incerto o grigio all'orizzonte, il film di Ghaderi sa rendersi accattivante con l'assurdo temporale che innesca un vero e proprio inganno di una legge inequivocabile della natura.
Per questo, e pure per lo sforzo inevitabile di questa sua realizzazione, Immortality non può non essere considerato con la massima ammirazione: ci stanno pure bene le egocentricità insistite di molti tra i personaggi incontrati, nella ostentata ripetitività dei discorsi che intercorrono tra i personaggi: il cinema iraniano da tempo ci ha bituato ad una insistita logorrea come atteggiamento abituale tra gli interlocutori, che ormai riteniamo da tempo faccia parte di una peculiarità, di un atteggiamento costante e di un bagaglio culturale di un popolo.
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