Regia di Fabio Dipinto vedi scheda film
Chi va piano, va sano e lontano.
E' un documentario pacato e introspettivo sui pellegrini della Via Francigena, l'antico percorso che da secoli porta tanti altri come loro a Roma, cioè in Piazza San Pietro. Consiste in una serie di interviste a coloro che percorrono questa via, fatta per lo più di strade sterrate e sentieri, i quali spiegano alla telecamera il perché del loro viaggio e le sensazioni che provano. I motivi per i quali si sono messi in cammino sono i più disparati. Quelli direttamente e tradizionalmente religiosi non sono neppure le maggioranza: alcuni compiono il pellegrinaggio per un vago senso religioso, di chi cioè crede con dubbi oppure è alla ricerca del volto di Dio; altri per mettere ordine nella propria vita, e poter riflettere e pensare; altri ancora per fuggire da situazioni di vita insopportabili, di forte stress o di depressione.
Su un punto sono tutti d'accordo: il pellegrinaggio fa bene, in modo diverso, ma fa bene. Durante il cammino c'è chi ritrova Dio, chi ne approfondisce la conoscenza, chi si schiarisce le idee su certi problemi che lo angosciano, chi ritrova la calma uscendo da un vita di stress. C'è persino chi dopo il pellegrinaggio è passato dalla fede all'ateismo.
Ciò che piace a tutti i pellegrini è il contatto con la natura, i panorami, le amicizie che si stringono durante il cammino, la familiarità che si instaura tra sconosciuti, specie quando condividono la cena e gli spartani alloggi disseminati lungo il percorso. Per tutti è un cammino di purificazione, di rientro in se stessi, e pure di salute fisica.
E' sicuramente un'opera dignitosa questa, che osserva questo fenomeno in ripresa da una posizione di assoluta neutralità quanto alla religione. Il regista si pone cioè in osservazione e in ascolto di un fenomeno di cui non sa nulla e vuole sapere qualcosa. Un altro pregio del documentario è sicuramente la presenza di diverse belle inquadrature di paesaggi naturali, ben studiate, con la macchina da presa che si muove appena. Interessante è anche vedere alcuni scorci di Italia collinare e assolutamente fuori mano, che però varrebbe la pena di riscoprire.
Ciò che manca è qualche didascalia. Non si fa parola, ad es., su quanti giorni circa duri il tragitto e da dove partano i pellegrini; sarebbe stata opportuna anche un'inquadratura di una carta geografica col tracciato.
A parte queste piccole lacune, vale la pena di vederlo, anche per scoprire un altro modo di rilassarsi, di fare una vacanza, e per capire che la fatica, la costanza e la perseveranza non solo non sono noiose ma fanno anche bene.
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