Regia di David Hartman vedi scheda film
Un pastrocchio indifendibile, di difficile gradimento anche per la limitata nicchia dei fans di Phantasm. Unico (e ultimo) film della serie non diretto da Coscarelli, che mette assieme -in un confuso mosaico- riprese sparse nel tempo. Dedicato ad Angus Scrimm.
Reggie (Reggie Bannister) è rimasto da solo nella lotta contro Tall Man (Angus Scrimm). Vagando nel deserto recupera la sua Barracuda nera del 1971, quando si ritrova di nuovo faccia a faccia con due sfere d'argento volanti. Riesce ad evitarle ma, da quel momento, perde ogni cognizione temporale: si ritrova, infatti, in un ospizio, mentre a fargli visita sta l'amico Mike (A. Michael Baldwin). La scienza medica lo definisce affetto da demenza nonostante in un altro piano (solo temporale?) Reggie continua a lottare, alla ricerca di Mike e Jody.
"Lui è un mutaforma, con una forza sovrumana. Schiavizza i morti e li usa per creare terrore. Ha il potere di modificare il tempo, l'aspetto, persino i sogni. Fu uno scienziato in una vita passata e varco' la linea del "Mondo rosso", tornando cambiato." (Riflessioni di Reggie su Tall Man)
Co-prodotto e sceneggiato da Don Coscarelli ma diretto da David Hartman che, per l'occasione, ha potuto utilizzare materiale di Coscarelli, girato in tempi completamente diversi (i protagonisti passano dalla giovinezza alla vecchia, senza ausilio di make up). E questo, in tutta onestà, è sicuramente un aspetto straniante e -per certi versi- impressionante anche in considerazione del fatto che il film viene completato dopo la morte di Angus Scrimm: Phantasm dunque sfonda la barriera della finzione per approdare nella realtà. Sullo schermo, infatti, si muovono fantasmi di un tempo che non è più. Detto questo, con aggiunta del fatto che l'opera sia dedicata -con didascalia sui titoli di coda- proprio al mitico Scrimm, lascia parecchio perplessi l'intera operazione.
Se da un lato è evidente la difficoltà di mettere assieme pezzi -per così dire- differenti di girato, con impattanti effetti negativi sulla sceneggiatura, dall'altro sorprende la carica che ha mosso il regista, qui messo alla prova con un tipo di cinema ben poco convenzionale, come dimostrano gli spericolati inseguimenti delle sfere (delirante, per quanto senza senso, l'inseguimento della Barracuda in fuga a marcia indietro) e il ricercato ingrediente splatter, anomalo per esposizione e inatteso nei modi (basti citare il sanguinoso effetto di una sfera perforante su un cavallo).
Phantasm 5, e dispiace davvero scriverlo soprattutto avendo apprezzato sino al terzo film della serie, è un pastrocchio, irrisolto per forza di cose. Questa storia avanti e indietro nel tempo, giustificata dalle poco chiare spiegazioni dei "multiversi" -e dalla presenza dei molteplici Tall Man- quasi indispone lo spettatore che pure è affezionato ai personaggi. E non aiuta quel finale che, per quanto sia possibile, è ancora più pasticciato (Reggie su un letto di morte?). E che preoccupa, perché lascia aperto uno spiraglio per ulteriori seguiti. Che senso ha fare un film solo per l'insistenza dei fans? Se questo deve essere il risultato, molto meglio calare il sipario su una serie mitica, ma che probabilmente ha già esaurito -da tempo- le sue potenzialità.
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