Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Un melodramma politico, che è abbastanza lontano dalle linee diverse che Bunuel ha sempre nelle sue tematiche, nel senso che corrisponde più ad un film di genere, dove certamente spicca la critica al dispotismo di una dittatura, ma che rispetta una storia, destinata al dramma, che ha le sue pieghe precise. Non si nascondono le linee sensuali della storia, che attraverso il personaggio di Ines vengono fuori in maniera anche forte, almeno per i tempi in cui si è girata la pellicola, che è frutto di una coproduzione messicana e francese, e mette insieme due attori di nome come Philippe e la Felix. Bunuel non ha disprezzato l’arruolamento di divi ed attori di nome, facendo i conti sempre con una realtà produttiva e distributiva che era certamente facilitata dai nomi di un certo rilievo ed ha sempre dimostrato che la convivenza con lo star system non è stato mai un problema per lui, avendo, evidentemente, un approccio facile con l’attore in sé stesso. I due attori scelti per questo non sono stati molto graditi alla critica, e per Philippe qualche ragione c’era, nel senso che il ruolo autunnale e poco passionale con cui l’attore ha affrontato il suo personaggio ci può portare fuori strada, ma sappiamo, e sapevano allora, che questo fattore era dovuto alla tremenda malattia che ormai lo aveva preso; per la Felix nessuna ragione esiste, nel senso che il suo personaggio passa da un binario all’altro come previsto e come il film ci porta a pretendere, sfoggiando una sensualità felina ed efficace, che porta dentro una tensione erotica a cui spesso Bunuel ci ha abituato. La storia, pur nella sua classicità, affronta la tematica della tirannia e delle sue inevitabili conseguenze sociali e politiche, la violenza non si fermerà mai e solo il gioco occulto è padrone delle situazioni. Il film ha una direzione di fotografia firmata da Gabriel Figueroa che è a dir poco stupenda, un bianco e nero che mette in risalto in maniera unica il paesaggio e la natura in maniera estasiante, le riprese interne sono arricchite da stupende trovate che arricchiscono e danno un significato forte a tutta la ripresa, come la scena di Philippe la Felix vista da una finestra attraverso il volteggiare di una tenda velata di nero
una storia di forte presa, ma girata in maniera non convenzionale
una stroia classica su cui il regista si adagia in maniera personale
l'attore manca della verve necessaria al personaggio, ma purtroppo il discorso è legato ad un fattore doloroso
un'attrice di forte personalità, che ha fatto sempre delle scelte ben precise, e con la bellezza ed il talento che aveva poteva varcare le frontiere in maniera naturale, ma il suo rifiuto nel voler imparare l'inglese al delimitò non poco. Qui raggiunge vertici di bellezza e sensaulità che vanno ben oltre i canoni.
il corrotto
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