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Tenebre

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Tenebre

di Furetto60
6 stelle

Ritorno al thriller di Dario Argento. Discreto, ma non tra i migliori.

Autore di best-seller gialli, in procinto di divorziare dalla moglie, lo scrittore Peter Neal, alias Anthony Franciosa, giunge a Roma per promuovere il suo ultimo romanzo, il best-seller “Tenebrae”, che racconta la morte di alcune ragazze per mano di uno spietato serial-killer. Però qualcuno sta emulando il protagonista del libro, assassinando barbaramente delle donne. L’ispettore Germani, alias Giuliano Gemma, si rivolge allo scrittore, affinché gli dia una dritta per le investigazioni. Nel mentre, il romanzo di Peter, nonostante le buone vendite, riceve un’accoglienza controversa, un’intervistatrice Mirella D’Angelo lo taccia di sessismo e un critico lo rintuzza circa il senso punitivo della violenza ,nei suoi film. Argento ritorna, nel 1982, al film giallo, dopo le parentesi horror, il tema del film è curiosamente legato a un fatto personale. Ospite in un hotel a Los Angeles, iniziò a essere perseguitato telefonicamente da una sorta di fan-maniaco, proclamatosi “il grande Punitore”. Da qui nacque lo spunto per il film, che con i suoi 13 omicidi, tutti dettagliatamente coreografati, rappresenta probabilmente il più personale dei suoi lavori. A fronte delle accuse dei suoi detrattori, Argento sembra volerli volutamente provocare, scagliandogli contro, tutti i cliché del proprio cinema, amplificandoli a dismisura e quasi per ripicca, scatenando tutta la sua perfida creatività nelle cruenti sequenze dei vari omicidi, che si susseguono, all’insegna dello “slasher” e dello “splatter” più estremo. Tornano alcuni dei “topoi” classici della sua filmografia a partire dalle soggettive dell’assassino, poi anche qui si avvia una doppia investigazione: quella ufficiale del detective Germani e quella parallela dello scrittore Peter Neal. Poi come sempre, nella sua formula tipica, al centro del giallo vi è una «scena primaria», cioè un episodio che individua l’evento traumatico, causa dell’impulso omicida dell’assassino. In una spiaggia, il trans Eva Robbins si spoglia e si offre maliziosamente allo sguardo di quattro giovani. Uno di questi, la colpisce in pieno volto, gli altri giovani lo immobilizzano e lei, gli sputa addosso, lo prende a calci e gli infila in bocca il tacco delle sue scarpe rosse, che ricompariranno, spesso nella narrazione. In antitesi con il titolo, Tenebre è un film girato per buona parte in piena luce, con la splendida fotografia, di Luciano Tovoli. Grande sperimentatore e innovatore, all’epoca, Argento, utilizza, per la sequenza più spettacolare, la “louma”, ovvero una gru snodata in cima a cui è fissata una macchina da presa, munita di controllo a distanza. Il film celebra anche la passione “architettonica” del regista. Non solo per la scelta delle location, così anomale come l’Eur di Roma, quanto per l’uso di scenari asettici, geometricamente squadrati. Un’idea di “ordine” urbanistico,di spazi dominati da un senso di vuoto.Tuttavia a margine di questi elementi positivi, non si può non constatare un corollario di incongruenze narrative, nonchè un depauperamento della vena artistica di un regista che, a seguire subirà un irreversibile declino, peccato perchè è stato un cineasta geniale, che ha rivoluzionato i canoni classici del giallo.

 

 

 

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