Regia di Dario Argento vedi scheda film
Vedere un film di Dario Argento che abbia una linearità narrativa decente da "Inferno" in poi è merce rara e sicuramente "Tenebre" possiede questa dote, anche se lo schematismo degli avvenimenti è come sempre imbarazzante per non parlare della recitazione di tutto il cast escluso Antony Franciosa che mette in mostra un solido professionismo, superiore di tre spanne agli altri e il fatto che Argento abbia dichiarato che è l'attore con cui ha trovato le maggiori difficoltà di interazione non mi sorprende per niente: immagino che gli abbia fatto notare che cane è in fase di direzione degli attori e come il suo cast sia scarsamente dotato; detto ciò non posso negare che è uno dei suoi slasher più digeribili, ben amalgamato e con un intreccio giallo inspirato dal fatto realmente accaduto di un suo fan che lo perseguitava.
Lo scrittore di gialli interpretato da Franciosa autore del romanzo Tenebre giunge a Roma e si ritrova circondato da una striscia di sangue, soprattutto femminile, versato da un suo lettore che gli invia frasi tratte dai suoi libri.
Le figure classiche di Argento ci sono tutte, dal guanto nero con la sua mano dentro al particolare che svela il mistero non chiaro nella mente di chi indaga e tanto sangue con scene gore e splatter a colpi di accetta e rasoio così violente che il film fu ed è tuttora bandito in Germania: Lara Wendel, Mirella D'angelo, Mirella Banti, John Stainer, John Saxon e anche Eva Robin's nel flashback sono colpiti senza pietà ma la scena più bella di tutto il film che rappresenta un esempio esageratamente riuscito di comicità involontaria è quella che coinvolge all'inizio quella grandissima gnocca di Ania Pieroni (l'amichetta di Craxi), il suo calcio nei coglioni al barbone che la insegue ha scatenato in me una risata fragorosa.
Grezzo a livello visivo e recitato un po'malino soprattutto dalle signore capitanate da quel legno della Nicolodi, ma Argento ha fatto dei film orrendi al cui confronto "Tenebre" sembra "Psycho".
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