Regia di Dario Argento vedi scheda film
Con "Tenebre" Dario Argento gioca a fare cinema, prima ancora di creare un prodotto d'autore (che poi lo è). Cita De Palma, o meglio lo reinventa e lo reinserisce nel suo modulo narrativo; si lascia andare a scene per nulla funzionali alla storia, ma che sono pura antologia argentiana (come l'inseguimento del Doberman); crea personaggi ezzeccati (soprattutto Christian Borromeo e un davvero ispirato Giuliano Gemma); è splatter e gore al momento giusto; e la sequenza-omicidio delle due lesbiche è ricordata ancora da tutti.
Mi ha sorpreso la facilità con la quale il regista ha saputo costruire una storia così tanto delicata che poteva cadere nel banale ad ogni momento. Invece, il motivo dell'autore che si sovrappone all'assassino, che a sua volta s'era sovrapposto all'autore, è come dire che la finzione si sovrappone alla realtà, dopo che questa s'era sovrapposta alla realtà. Un gioco quindi sì incasinato, ma solo a parole, pechè poi la resa estetica e narrativa troncano ogni dubbio, e ciò che non sai spiegare a parole trova nelle immaggini e nel loro fondersi, il traduttore migliore.
Ma è comunque, riflessioni metacinematografiche a parte, un prodotto thriller bellissimo che sa creare atmosfere d'antologia anche sotto la luce di un sole accecante. Una buona sceneggiatura ed un parterre di volti famosi che sa convivere senza pestarsi i piedi. Personaggi e situazioni ben dosati.
Vi troviamo sempre la soggettiva dell'assassino, la morbosità degli oggetti e dei delitti, e sorattutto un inserto onirico molto erotico, che cade nelle "contraddizioni" che muovono tutto il film, grazie alla presenza di Eva Robins: contraddizione nella contraddizione.
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