Regia di Dario Argento vedi scheda film
In Tenebre si annida la malattia che porterà Argento al decadimento totale negli anni a venire, tolto qualche sprazzo di dignità filmica, pochi per la verità. L'opera è sempre la stessa, come in quegli artisti che da subito producono il meglio e poi lo reiterano col passare degli anni in un percorso asfittico e senza via d'uscita. Intorcolato come pochi, Tenebre rivela l'inizio del disinteresse del regista romano di dirigere al meglio gli attori, di scrollarsi di dosso il ritmo meccanico di un racconto scandito dai soliti efferati delitti, di guardare al narrato con un pizzico in più di verosimiglianza e/o credibilità, di sceneggiare con impegno o per contrappunto con coraggio visionario (mostrato in passato). Si salva un piano sequenza quasi Antonioniano nell'abitazione delle lesbiche e un simpatico segugio al limite di Mission Impossible. Incuriosisce la varia sessualità di cui è disseminato. Musiche prog-sinfoniche primi anni ottanta da brivido (nel senso di brutta copia dei Goblin che furono: in Suspiria e Profondo Rosso alcuni brani spaventano sul serio) e doppiaggio da pelle d'oca (nel senso di fastidio). Finale ridicolo.
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