Regia di Dario Argento vedi scheda film
"L'impulso era diventato irresistibile. C'era una sola risposta alla furia che lo torturava. E così commise il suo primo assassinio. Aveva infranto il più profondo tabù e non si sentiva colpevole né provava ansia o paura, ma libertà"...ho sempre pensato che solo chi abbia veramente dentro di sè il demone dell'omicidio possa descriverne così bene l'istinto in un lungo libro, perciò credo che questo thriller sia molto meno macchinoso di quello che sembra (ed anche meno spaventoso e tenebroso di quanto il titolo stesso può portare a pensare). Questa d'altronde è una delle poche volte in cui sono riuscita a comprendere i tranelli psicologici di un film di Dario Argento, senza cascarci. Tranelli comunque facilmente intuibili fin da subito grazie ad una serie di indizi sparsi intenzionalmente qua e là durante il susseguirsi della trama. Già dalle battute iniziali infatti sembra tutto chiaro, ma anche da quelle intermedie: "in un'indagine, eliminato l'impossibile, quello che rimane, per quanto sembri improbabile, deve essere la verità"...
Questo thriller è indubbiamente coinvolgente, ma a mio giudizio anche un po' sopravvalutato. Dario Argento in fondo qui non fa altro che propinarci la solita miscela degli elementi più tipici del suo modo di fare cinema: splatter, omicidi spaventosi, movente misterioso ed insospettabile (per i più ingenui questa volta però), telecamere che seguono le vittime in sequenze e percorsi dominati da alcune musiche allarmanti che si fanno ovviamente notare col fine di aumentare la tensione psicologica, ma cos'altro di nuovo? Proprio nulla a parte forse qualche venatura di umorismo nero che però non rende questo film poi così originale come si crede. Certamente la trama è fluida e interessante, si segue senza fatica, ma incute soggezione solo a piccole dosi perchè non tutte le sequenze create con lo scopo di intimidire ci riescono veramente senza invece risultare poco convincenti o addirittura ridicole (come quella della donna cleptomane che da come viene sempre inquadrata e seguita dalla telecamera, si capisce fin da subito che farà una brutta fine, oppure quella delle due lesbiche che vengono uccise dentro casa, o ancora quella di Bullmer che viene addirittura accoltellato ed ucciso di giorno in una piazza piena di gente). Quindi forse i momenti migliori sono quelli finali in cui accade tutto il contrario di quello che sembra, ma si lasciano notare anche la scena della ragazza che viene inseguita in maniera inverosimile da un cane - un'avventura da incubo la sua, che la fa finire per caso nella tana del lupo, ovvero dell'assassino che non la risparmia di certo - ed i brevi flashback della donna con le scarpe rosse che costituisce addirittura un ruolo fondamentale nella causa della follia omicida del protagonista. Tali flashback, accompagnati sempre da una melodia dolce-angosciante si rivelano efficaci, enigmatici, visionari e rivolti direttamente agli spettatori.
Dunque non si può dire di certo che Dario Argento abbia fallito, ma in questo caso mescola poche idee brillanti con parecchie trovate dilettantesche purtroppo che rendono il film solo discreto. Ottima invece soprattutto l'interpretazione di un inedito Giuliano Gemma nel ruolo del Capitano Germani.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta