Regia di Antonio Negret vedi scheda film
Unico merito del giochino adrenalinico sciocco e scontato: Scott Eastwood. Bello come papà, anzi uguale a papà, non si vergogna (e fa bene!!) a scimmiottarne le movenze in un film facile che pure Clint da giovane, forte delle sue ben due espressioni (con cappello e senza cappello - Leone docet) avrebbe fatto suo.
SCOTT EASTWOOD: NEL NOME DEL PADRE
Una panoramica vertiginosa dall'alto delle rocce della Grand Cornice, che anticipano quella più bassa a picco sul mare in cui è incastonato palazzo principesco dei Grimaldi, ci introduce molto efficacemente (un po' alla "Bond") nel Principato di Monaco, in una lussuosa sala dedicata alle vendite all'incanto: all'interno alcuni rapptesentanti di ricchi possidenti si stanno contendendo un pezzo pregiato di autovettura: prezzo base 30 mln - esemplari 2 al mondo (mi pare di ricordare si tratti di un modello esclusivo di Bugatti d'epoca).
Poco dopo al nero tarchiato e minaccioso che se la è aggiudicata, capita di essere preso di mira da due ragazzacci americani per le strade a picco sul mate che costeggiano spericolate il poccolo regno: due fratellastri americani ladri, esperti di motori.
L'azione si sposta e rimane a Marsiglia, teatro naturale magnifico e quasi stordente di colori marini mediterranei, ove avrà luogo una lotta senza quartiere tra due potenti boss collezionisti di auto, per avere la meglio uno sull'altro; e dei due scaltri ma imprudenti fratelli, assieme alle rispettive belle ragazze-fidanzate-ladre, impegnati tutti assieme (coadiuvati da una giovane band di tosti motorizzati) nel difficile compito di restare in vita e spuntarla sui due acerrimi contendenti.
Dopo ben 8 capitoli ed altri a venire della tamarrissima serie campione di incassi di Fast & Furious, nulla vieta agli Studios di rincarate la dose.
Ironia facile, musica a manetta, motori rombanti, bellezze femminili esili come gazzelle e maschili su fisici mediamente scolpiti, entrambi in evidenza (ma non troppo: infatti i nostri tagazzi hanno sempre voglia di fare sesso, ma quando si passa alla pratica lo fanno restando castamente in intimo firmato); due cattivi molto fine a se stessi, quasi profetici (nonostante li interpretino due validi attori, uno, Simon Abkarian, marsigliese di adozione e di lunga esperienza grazie a Robert Guediguian, in ben altro genere cinematografico, sia ben chiaro!): ed il giochino è pronto a proporsi in pasto alle platee.
Peccato che i personaggi siano davvero inesistenti, i luoghi comuni di certa gioventù davvero imbarazzanti, per sfrontatezza e pochezza, finto perbenismo unito a truzzaggine senza ritegno.
Oltre ad una direzione dinamica e sicura, coerente alle necessità ed ambizioni della pellicola - a cura dell'esperto regista action colombiano Antonio Negret - l'unico merito o punto forte di questo giochino adrenalinico di fatto sciocco e scontato, risulta essere la scelta di Scott Eastwood: bello come papà, anzi fisicamente uguale a papà, Scott non si vergogna (e fa bene!!) a scimmiottarne le movenze in un film facile che pure Clint da giovane, forte delle sue ben due espressioni (con cappello e senza cappello- Leone docet), non avrebbe disdegnato ad interpretare.
E vedere il giovane atteggiarsi "al papà " ci fa piacere e ci rallegra un po', come a renderci immortale l'inimitabile genitore, ora icona di incommensurabile grandezza.
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