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La meccanica delle ombre

Regia di Thomas Kruithof vedi scheda film

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La recensione su La meccanica delle ombre

di Furetto60
6 stelle

Spy-story classica,dal piacevole gusto "retrò"

Duval,anonimo individuo, sulla sessantina, vive a Parigi, è single e ha appena perso il lavoro. Depresso e incline all’alcolismo e al tabagismo, si mette alla disperata ricerca di un nuovo impiego, ma ovviamente data l’età e il periodo storico, trova solo porte chiuse. Un giorno però sembra avere un colpo di fortuna, Clément, misterioso personaggio, che farebbe parte di una non ben identificata organizzazione governativa, gli offre un impiego molto singolare. Il suo compito è quello di sbobinare una serie di intercettazioni telefoniche top-secret e trascriverle a macchina, in cambio di un lauto stipendio,uniche condizioni non porre domande,non parlare a nessuno di quest'attività,non fumare in ufficio.Sembra facile, il suo orario è dalle 9 alle 18 senza interruzioni.Ma presto Duval scopre di essere monitorato e controllato momento per momento, venedo a conoscenza, suo malgrado di intrighi politici scottanti,trovandosi coinvolto in una torbida rete  di spionaggio,tra servizi segreti deviati e collusioni fra politica e criminalità ,da cui pare molto difficile tirarsi fuori.Tra l'altro ne farà le spese anche un "amica" importante conosciuta agli incontri dell'anonima alcolisti.La struttura del thriller ha un impronta per così dire hitchcockiana. Un uomo della strada, un oscuro contabile, si trova involontariamente, implicato in un affare molto più grande di lui , in una posizione di grande debolezza, in balia di forze misteriose, che sembrano agire contro di lui, senza dargli il minimo scampo,  in una situazione in cui non sa di chi fidarsi, costretto a contare solo su se stesso, attinge alle sole risorse personali, imprevedibili. Thomas Kruithof, regista belga al suo primo esordio, costruisce una spy story classica, solidissima e avvincente, conducendo la narrazione con molto rigore e un uso calibrato della regia, mantenendosi lontano dai prototipi di stampo hollywoodiano, tanto ricchi di effetti speciali, inseguimenti sparatorie e ogni forma di spettacolarizzazione della violenza. La regia mantiene un profilo sobrio ed essenziale, non solo per l’ambientazione parigina, quanto per la natura del prodotto, attenzionando le dinamiche emozionali e l’introspezione psicologica dei personaggi. D'altronde proprio in Francia gli intrighi politici, gli scandali e le delazioni legate alle intercettazioni telefoniche, sono molto frequenti La meccanica delle ombre è dunque un lavoro molto attuale.La scelta del regista di mostrare un mondo fatto solo di dispositivi analogici, può sembrare anacronistica, invece fa parte di questo affascinante progetto “retrò” elegante e asciutto, dove la tecnologia resta tagliata fuori a vantaggio dei personaggi, che sono al centro della vicenda «Il digitale non mi ha mai ispirato nessuna fiducia!» dice Clément a Duval nel momento in cui gli offre il lavoro. Come in una vecchia storia di spionaggio anni 50.La meccanica delle ombre, come evoca il titolo del film, non si riferisce solo al comportamento degli agenti segreti e delle spie, di agire nell’ombra, ma anche alla possibilità per ciascuno di noi di non apparire, all’interno di un mondo, che mai come oggi, ci vuole “tracciare” in tutti i modi e ad ogni costo. Il finale è inverosimile ma piacevole

 

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