Regia di Duncan Jones vedi scheda film
Berlino 2046.La ragazza di un barista muto viene rapita, lui è pronto a tutto per ritrovarla e salvarla.
Forse non esagero a dire che “Mute” di Duncan Jones si possa sintetizzare nelle due righe soprastanti, perché con questa sua ultima fatica siamo lontani sia da quel piccolo gioiello che è Moon, sia dal buon sci-fi Source Code. Con Moon Jones presentò un film di fantascienza dalla forma e dal contenuto profondo ed originale, mentre con Source Code le intenzioni si spostarono più sull’intrattenimento diciamo, senza però abbandonare la qualità tecnica e di scrittura.
Con Mute ci troviamo difronte un film debole, sia dal punto di vista della messa in scena, sia dalla scrittura.Il problema più grosso probabilmente è proprio la sceneggiatura che non trova una sua identità: debole dal punto di vista dei contenuti, caratterizzazione dei personaggi e dialoghi poco interessanti i quali non sono aiutati dalle performance del cast spesso in overacting.
Problemi anche dal punto di vista della regia, che appare stanca e dove la profondità di campo è quasi inesistente. Ci prova con qualche tecnicismo ma manca proprio la personalità, con una fotografia a tratti interessante ma scevra delle sfumature adatte.
Le scenografia vengono direttamente da Blade Runner, Jones prova comunque a personalizzare ed arricchire il suo mondo con vari tipi di gadget futuristici, questi sicuramente tra le cose interessanti del film, insieme alla colonna sonora di Clint Mansell
Il film ha dalla sua un ritmo discreto ma uno sviluppo dell’intreccio che va ad ingolfarsi soprattutto nella parte finale, conclusione di un opera alla quale manca personalità nel racconto e di profondità nelle tematiche
Voto 4.5/5
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